Una buccia di banana enorme attende dietro l’angolo la riforma della scuola voluta dal governo Renzi: non tutti i presidi, su cui loro scommettono, sono all’altezza del compito richiesto. Quando poi i docenti si accorgeranno che 35 milioni dei loro scatti se ne andranno per arrotondare i già pingui stipendi dei dirigenti scolastici e altri 200 milioni finiranno a favore dei loro protégé, spiace dirlo, ma il governo rischierà da vicino l’effetto noto come “Berlinguer e il concorsone”.
A essere sinceri, di dirigenti scolastici capaci e preparati ce ne sono e molti, ma non sono pochi neppure quelli che si arroccano sulle cose che non sanno e, forti della loro inadeguatezza, mettono a ferro e fuoco le scuole loro affidate. Sono cose sapute e risapute, nelle scuole e nei Provveditorati (e pure negli USR e magari anche al Ministero).
Come è successo, che da una categoria di galantuomini (e ovviamente gentildonne) ferrei e preparati, tutti dediti alla scuola, forse non molto aperti al dialogo, ma comunque attenti a rispettare il ruolo di chi seriamente si pone nei confronti della scuola, si sia scivolati nel volgere di pochi anni in troppe situazioni di arbitrio totale?
Indubbiamente, enormi carichi di responsabilità sono stati posti sulle spalle di chi ha fatto il concorso principalmente per insegnare: sicurezza, privacy, contrattazione sindacale, gestione del personale, tutti con gravosi carichi di lavoro nonché con annesse pesanti sanzioni. Poi c’è il fattore stipendio: troppo appetibile per non suscitare legittime ambizioni.
Insomma: Presidi manager? NO, grazie. Per far viaggiare su gambe sicure La Buona Scuola di Renzi, occorrono professionisti appassionati di scuola con una preparazione mirata, più che dei managers gestionali; una radicale riduzione dei loro compiti amministrativi e il contenimento della dimensione degli istituti, specie di quelli comprensivi, dove coesistono tre ordini di scuola. Ricordiamo la proposta di un limite massimo di 1200 alunni, che nella consultazione LBS ha ricevuto un buon numero di ‘mi piace’.
”Come Associazione di genitori siamo molto preoccupati – afferma Rita Manzani Di Goro, presidente di A.Ge. Toscana- Si moltiplicano nelle scuole i casi di palese illegittimità e di pari passo le ritorsioni nei confronti dei genitori che osano chiedere il rispetto delle regole. E il fatto che la riforma della scuola sia contenuta in una proposta di legge che, dopo una settimana che è stata approvata dal governo, ancora nessuno conosce, e che si vogliano regolare aspetti fondamentali come il testo unico della scuola e gli organi collegiali tramite decreto, presumibilmente altrettanto blindato, certo non ci rassicura”.
Abbiamo notizia che negli ultimi mesi in Toscana due ottimi Presidenti di Consiglio d’istituto si sono dimessi “in quanto non esistevano più le condizioni di una serena collaborazione con il dirigente scolastico”, che non li riceveva, non rispondeva alle loro comunicazioni e faceva quello che meglio riteneva opportuno, invadendo anche competenze altrui.
In un’altra scuola, i genitori hanno chiesto di aprire una prima classe elementare a 40 ore invece di 36 e si sono sentiti rispondere picche. La dirigente, da noi contattata per far garbatamente notare che la loro consuetudine di avere classi di primaria a 36 ore è in violazione della normativa (riforma Gelmini), ha ammesso l’illegittimità della situazione, ma ha risposto che le maestre si rivolterebbero vedendosi assegnare una classe a 40 ore (infatti adesso hanno il venerdì pomeriggio libero), che lei è solo reggente e che farà quello che ritiene opportuno.
Quando poi è stata inviata una protesta scritta, sono state messe in giro voci secondo cui, proprio per colpa di quei genitori, l’anno prossimo si avranno una classe a 40 ore e una a 32 (che non esiste), suscitando lo scontento generale.
In una scuola media in cui il Consiglio d’istituto ha deliberato (a maggioranza e contro il parere del dirigente) di ampliare le classi di spagnolo, mantenendone però alcune di francese, è partito un attacco sui media locali e un consistente numero di docenti ha contestato con una lettera al Consiglio l’illegittimità di tutte le delibere a partire dall’aprile del 2013, quando è stata effettuata una surroga errata, invece delle elezioni suppletive. I genitori intravedono la mano del dirigente scolastico, riconoscono le sue espressioni tipiche, ma ci permettiamo di dissentire: quale dirigente di buon senso si auto-accuserebbe di aver sbagliato un adempimento, inficiando ben due bilanci e due conti consuntivi (senza parlare dei criteri del Pof, delle liste d’attesa e della contrattazione d’istituto), quando era lui in persona quello tenuto a vigilare?
“È urgente rivedere la riforma, aprire un serio dibattito all’interno della scuola – conclude Di Goro – in modo che buone iniziative (come l’organico funzionale, la riduzione delle ‘classi pollaio’, l’introduzione nella primaria di insegnanti di inglese madrelingua o specialisti e di professori di educazione fisica e di musica, gli investimenti sulla scuola) non vadano in malora insieme ad altre scelte assai meno felici”.