Non è piaciuta tutti i genitori l’iniziativa del preside parmense di pubblicare su Facebook la conversazione choc tra due alunni emiliani, fatta di insulti, minacce e parolacce.
Secondo quanto riporta il ‘Corriere della Sera’ del 2 dicembre, l’effetto della sua iniziativa non è stato quello sperato, almeno con alcuni genitori dell’istituto comprensivo Sanvitale-Salimbene di Parma. Perché con una lettera aperta, il padre di una studentessa ha espresso tutto il suo “stupore”. E ha puntato il dito proprio sul dirigente scolastico, perché in tal modo avrebbe cercato di “assolvere la scuola, nella quale l’uso della tecnologia viene incentivato e proposto come mezzo primario nella didattica, nella relazione e nella crescita”.
Di diverso avviso è invece il dirigente scolastico, Pierpaolo Eramo, che ha voluto in questo modo sensibilizzare genitori, docenti ed educatori sul fenomeno. Chiedendo loro di vigilare sui fenomeni di bullismo, anche on line, che toccano i giovanissimi: “siamo stufi di questo assurdo mondo parallelo che ci inquina – ha spiegato il ds – Siamo stufi dell’uso sconsiderato e irresponsabile delle parole e siamo stufi dell’assenza degli adulti”.
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Con il preside parmigiano si schiera, invece, il Governo. “La decisione del dirigente scolastico – ha detto il sottosegretario alla giustizia Cosimo Maria Ferri – rende evidente che occorre sostenere il ruolo della scuola contro i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo. Siamo chiamati, in tal senso, a uno sforzo straordinario: istituzioni, scuola e famiglie. Questi comportamenti disdicevoli rischiano di compromettere seriamente lo sviluppo sano dei ragazzi: è uno scenario che dobbiamo evitare a tutti i costi, lavorando sul fronte della prevenzione”.
“È fondamentale che i dirigenti scolastici e i docenti trovino nei genitori degli alunni una sponda su cui poggiare i loro insegnamenti. Spetta anche alle famiglie rafforzare la dimensione dell’educazione, oggi strategica per rapportarsi agli altri e per utilizzare in modo responsabile le nuove tecnologie, a iniziare dai social network. Non lasciamo soli i nostri ragazzi: sosteniamoli con ogni mezzo possibile e – conclude l’esponente del governo – insegniamo a chi sbaglia la necessità di non comportarsi più in modo scorretto nei confronti di un proprio coetaneo”.
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