Quando una espressione entra nel linguaggio comune e nell’immaginario collettivo diventa difficile, quasi impossibile, eliminarla o anche solo ridimensionarla.
E’ il caso di due espressioni che sono diventate molto di moda in questi mesi: preside-sindacato e preside-sceriffo, per indicare il dirigente scolastico con poteri più forti rispetto a quelli attuali.
Sul preside-sindaco (ne parla spesso il sottosegretario Davide Faraone) abbiamo già avuto modo di dire e scrivere, facendo osservare che il sindaco è carica elettiva e che forse su una figura del genere potrebbero essere d’accordo anche i Cobas, l’Unicobas e la Gilda che da anni sostengono che i presidi dovrebbero essere eletti dal collegio dei docenti o comunque dalla comunità scolastica.
Ma, stranamente, quando si parla di preside-sindaco ci si riferisce ai cosiddetti “super-poteri” che verrebbero attribuiti ai dirigenti scolastici dal ddl sulla scuola (peraltro non sarebbe male ricordare che il sindaco, in qualunque momento, potrebbe essere “sfiduciato” dal proprio consiglio comunale ed essere magari costretto a dimettersi).
E anche il termine “sceriffo” rischia di essere impiegato male: basta fare una rapida ricerca in rete per sapere che negli Stati Uniti la carica è di natura elettiva e per diventare sceriffo bisogna conquistarsi i voti dei cittadini.
Di sicuro, però, chi usa questi termini vuole riferirsi non alla elettività delle due cariche ma ad altro.
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