Pensavo: non è possibile che la tragedia non abbia colpito. Si doveva fare qualcosa, si deve fare qualcosa, si deve gridare.
Invece, politici, ministri, burocrati, genitori, studenti, sindacati: un silenzio assordante, a parte poche parole di circostanza. Perché la tragica scomparsa di un caro collega preside Venezia non può passare sotto silenzio. Non si può tacere su una situazione insostenibile.
Un gesto che è grande grido d’allarme, su un ruolo che oggi è schiacciato tra mille responsabilità, pressioni a non finire, ma nell’indifferenza generale. Cosa fa tutto il giorno e tutti i giorni un preside? Da anni, persino, diviso tra due scuole. Altro che “preside-sceriffo” di tante polemiche fa.
Sempre collegato, sempre costretto a gestire la complessità della vita della scuola, con le responsabilità che conosciamo, e le sue mille contraddizioni.
Senza poter dire nulla su quei pochi docenti o personale incapaci ed incompetenti, su una organizzazione che, nei fatti, ci ha lasciati soli a contrastare, e con quali energie, certe consuetudini conservatrici, figlie da un lato di un contesto ancora sessantottino, e dall’altro di quella autoreferenza che è una spina nel fianco quotidiana.
In tanti, con tantissimi docenti e personale, assieme alla dsga, ci si dà una mano, sapendo della responsabilità di offrire ai nostri ragazzi e alle loro famiglie una formazione di qualità. Ma le criticità non lasciano spazio, tolgono il sonno, rendono sempre più stressante un bellissimo lavoro.
E poi, come ha deciso la ministra Bongiorno, che di scuola non ne capisce niente, che pretende ora di essere sorvegliati, col controllo biometrico, non sapendo che il vero controllo l’abbiamo tutti i giorni, tutte le ore.
Povera Italia, invece di valorizzare il positivo che c’è, si preferisce sparare nel mucchio.
Col risultato di provocare, come ho già promesso, in caso di attuazione delle misure della Bongiorno, l’assoluto rispetto delle norme, di fatto tagliando bruscamente tempi, momenti, impegni, responsabilità. Una sorta di sciopero bianco.
Visto quello che è successo al collega veneziano, come sempre, meglio prevenire
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