I lettori ci scrivono

Presidente Draghi, noi collaboratori dei dirigenti, sospesi nella terra di mezzo, chiediamo attenzione

Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,

l’Associazione Nazionale dei Collaboratori dei Dirigenti scolastici e delle figure strutturali di sistema vuole sottoporre alla Sua attenzione la condizione giuridica e contrattuale nella quale si ritrovano diverse migliaia di docenti: si tratta di donne e uomini che ogni anno scolastico nelle loro comunità sono impegnati a portare avanti il progetto educativo-didattico direttamente al fianco dei Dirigenti e in collaborazione con i Direttori dei servizi generali e amministrativi.

Desideriamo proporLe un punto di vista non ideologico e propositivo sui problemi che ci troviamo ad affrontare nello svolgimento della nostra funzione; chiediamo il formale riconoscimento delle diverse professionalità che da anni si sono formate con grande impegno, con energie e risorse economiche; auspichiamo di poter contribuire con sincero spirito costruttivo alla progettazione in un nuovo modello di governance scolastica, consapevoli del ruolo e dell’importante lavoro che svolgiamo in favore delle nostre comunità scolastiche.

Nonostante l’art. 21 comma 16 della Legge 59 del lontano 1997, dei successivi DPR 275/99 e del D. Lgs 165/2001 (art. 25 comma 5) e della più recente Legge 107/2015 (art. 1 comma 83), siamo vittime di mistificazioni comunicative, acredine professionale e di una indifferenza che ci ha tenuto ai margini dell’attenzione da parte di forze politiche e delle organizzazioni sindacali.

Nel più recente Patto per il rilancio della Pubblica Amministrazione, abbiamo rilevato la volontà di dare il “giusto riconoscimento a chi con merito lavora quotidianamente al servizio dello Stato e nelle sue articolazioni” ponendo l’attenzione allo strumento della contrattazione integrativa, alla “valorizzazione di specifiche professionalità non dirigenziali dotate di competenze e conoscenze specialistiche, nonché in grado di assumere specifiche responsabilità organizzative e professionali”: è auspicabile, quindi, il riconoscimento – oggi disatteso – delle funzioni aggiuntive svolte dai docenti e delle competenze acquisite ma ignorate nelle precedenti contrattazioni.

La stagione del rinnovo del CCNL 2019-2021 si è aperta e scelte innovative che sembrano intravedersi all’orizzonte ci portano a pensare con moderato ottimismo alla previsione di novità cui guardiamo con estremo interesse.

Signor Presidente, rivendichiamo il diritto all’esistenza giuridicamente e contrattualmente riconosciuta senza ambigue interpretazioni e regolamentata nel prossimo CCNL.

Occorre rompere il sistema delle gabbie stipendiali strutturate sull’anzianità di servizio, non coerenti con la complessità della moderna scuola italiana.

Ci consideriamo, Signor Presidente, “abitanti sospesi della terra di mezzo”, impegnati nelle nostre comunità scolastiche in un “diversamente indaffarato lavoro docente“, consapevoli che senza di noi la scuola non potrebbe assolvere ai compiti che il legislatore in tempi diversi ha voluto affidare e, soprattutto, non potrebbe funzionare sia sul piano didattico che in quello – non secondario! – organizzativo-gestionale.

Signor Presidente, per Ancodis un nuovo modello scolastico è possibile e deve guardare anche al funzionamento didattico e organizzativo e a quanti si impegnano lealmente e professionalmente in questo straordinario lavoro.

Confidiamo nel Suo autorevole ruolo consapevoli che la scuola italiana deve guardare all’Europa con una nuova visione che metta al centro anche la sua governance con tutti i suoi protagonisti.

Rosolino Cicero (Ancodis)

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