Viste le bozze del decreto legge sulla scuola che stanno circolando in queste ore, riguardo la norma che cancellerebbe l’obbligo da parte del Miur di sottoporre al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione il parere sugli atti che riguardano la pubblicazione dei bandi dei concorsi a cattedra ordinario e straordinario, abbiamo chiesto al presidente del Cspi Francesco Scrima una dichiarazione che ci facesse comprendere quali problemi potrebbero verificarsi se la norma entrasse realmente in vigore.
Nell’art.3, comma 1, della bozza del decreto legge scuola, che nel prossimo Consiglio dei Ministri (entro il 5 aprile), potrebbe essere emanato, si legge: “A decorrere dal giorno successivo all’entrata in vigore del presente decreto e fino al perdurare della vigenza dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, il Ministro dell’istruzione non ha l’obbligo di sottoporre al Consiglio superiore della pubblica istruzione-CSPI, per il prescritto parere, gli atti di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233. I provvedimenti di cui al precedente periodo vengono comunque trasmessi al CSPI precedentemente alla loro adozione“.
Scrima precisa, inoltre, che pur vivendo un periodo di straordinaria emergenza, che obbliga l’Amministrazione ad utilizzare tutti gli strumenti utili per il buon funzionamento del sistema scolastico, questo non può e non deve avvenire senza tenere nel debito conto le prerogative di organismi istituzionali investiti di una rilevante funzione di rappresentanza.
Né tanto meno, si può prevedere una loro cancellazione, inibendo l’esercizio di un ruolo partecipativo che si esprime attraverso i prescritti pareri obbligatori, ancorché non vincolanti.
Francesco Scrima ha specificato, infine, che nell’attuale momento di emergenza e limitatamente alla durata dello stesso, è fondamentale utilizzare il massimo del buon senso, e quindi si dovrebbe ricorrere alla procedura d’urgenza coinvolgendo l’organo tecnico scientifico e di garanzia, quale è il Cspi, evitando soluzioni che si configurerebbero come vulnus nei confronti del massimo organo collegiale della scuola.
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