In merito alla lettera di uno studente diplomato di Milano in cui accusa i docenti di aver procurato ansia, pianto e attacchi di panico, hanno risposto diversi dirigenti scolastici e insegnanti per provare a dare il loro punto di vista.
Sempre al Corriere della Sera, il dirigente del liceo Volta, Domenico Squillace, prossimo alla pensione, ha affermato: “Un tema che è sempre esistito, ma negli ultimi anni si è aggravato. Tra pochi giorni andrò in pensione, osservo la scuola con maggior distacco. Posso dire che l’esperienza della pandemia ha dato uno “spintone” alla fragilità dei ragazzi. Ma non è neppure corretto dare tutta la responsabilità alla scuola. L’aspettativa delle famiglie gioca un ruolo importante. Lo studente è schiacciato non solo dai docenti che pretendono molto, ma anche dai genitori che si attendono moltissimo. Salvo poi chiedere ai professori di essere materni e accudenti quando il rendimento cala. E, a volte, si rischia un eccesso di medicalizzazione con Troppe diagnosi a giustificazione delle difficoltà scolastiche. Al centro delle ansie degli studenti c’è sempre la valutazione. Deve essere un atto formativo, se avessi altri cinque anni di lavoro al Volta, sperimenterei la scuola senza voti”.
Mentre Alberto Bonfanti, docente al liceo Donatelli Pascal di Milano e presidente del centro di aiuto allo studio Portofranco fa una riflessione sui voti: “Il voto serve a misurare le competenze. Non deve invece passare per un giudizio sulla persona. È necessario cambiare strada, senza cedere né al buonismo né alla rigidità di fronte a un disagio effettivamente cresciuto”.
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