Nel dibattito di queste settimane spicca soprattutto il tema del ruolo e delle modalità di reclutamento dei dirigenti scolastici. Tema che dopo le notizie sui concorsi non ancora conclusi in Toscana e in Campania diventa ancora più attuale.
Le motivazioni addotte a sostegno della figura del “preside elettivo” sono certamente interessanti anche se va detto che su un punto sono alquanto deboli. Ci riferiamo in particolare al parallelo con l’Università che non sembra reggere molto. Bisogna ricordarere, infatti, che all’università molte responsabilità amministrative ricadono non sul rettore ma sul direttore generale che ha qualifica dirigenziale di alto livello. Così come non regge il paragone più volte fatto da Renzi e da Faraone con la figura del sindaco: anche nei Comuni gran parte delle responsabilità amministrative ricadono sui funzionari e sui dirigenti (in una cittadina di medie dimensioni 20-30mila abitanti, oltre al segretario generale vi sono almeno 3 o 4 dirigenti , spesso anche di più).
Questo per dire che una istituzione dotata di autonomia con rilevanza costituzionale quale è la scuola non può essere gestita senza la presenza di una figura dirigenziale. Ed è evidente che un docente eletto dal collegio non può acquisire automaticamente la qualifica dirigenziale. Anche il preside elettivo – insomma – presuppone necessariamente la presenza di un funzionario-dirigente.
E’ un punto su cui riflettere perchè, se non adeguatamente affrontato e risolto, potrebbe dare origine a contenziosi e conflitti di “potere” non facilmente gestibili e assolutamente destabilizzanti per la scuola.
Per il resto si può tranquillamente discutere di tutto sapendo però che le norme di legge da modificare per rendere fattibile il progetto del “preside elettivo” sarebbero davvero tante e l’intera operazione richiederebbe tempi piuttosto lunghi. Nulla di male, per carità, l’importante è saperlo e non credere (e far credere) che si tratti di un cambiamento che si possa realizzare in pochi mesi.
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