Per tanti utenti della pagina Facebook della Tecnica della Scuola l’insegnamento è un mestiere usurante: “Si fanno troppe attività extracurricolari a discapito del vero insegnamento. La scuola sta per finire e mi fanno ancora fare progetti Pon, Pof, compiti di realtà, incontri con persone esterne ed altro ancora. I docenti sono diventati nervosi ed esauriti”. (VAI AL CORSO)
Su questo tema si è espresso anche David Lazzari, presidente dell’ordine degli psicologi, che nell’appuntamento della Tecnica della Scuola Live ha dichiarato: “Io vorrei ricordare che il personale scolastico è stato sottoposto a degli stress incredibili in questi due anni di pandemia, perché parliamo sempre di disagio degli studenti, ma qualche volta vorrei parlare anche del disagio degli insegnanti e dei dirigenti scolastici“.
La pandemia, l’eccesso di burocrazia, i carichi di lavoro, le scadenze, le aggressioni dei genitori (verbali o fisiche), gli allievi difficili, la precarietà del lavoro, gli spostamenti territoriali quotidiani, i colleghi con cui interagire è complicato, tutti questi fattori contribuiscono a bruciare le riserve energetiche di un insegnante e fanno provare sintomi quali esaurimento emozionale, depersonalizzazione, ridotte capacità professionali, malessere fisico.
Lo stress, insomma è una risposta a stimoli esterni a cui ci adattiamo e sembra piuttosto evidente che un insegnante sia quasi inevitabilmente portato a stressarsi.
Quali motivi possono scatenarlo?
Ma quali sono gli stimoli potenzialmente stressanti? A dire la verità sono davvero molti: ed altro ancora che ciascuno saprà aggiungere.
Ecco alcuni fattori molto comuni:
- percorso di carriera inadeguato;
- continuo susseguirsi di riforme scolastiche;
- classi numerose;
- situazione di precariato;
- rapporto con studenti/alunni e genitori lungo, protratto nel tempo ed estenuante;
- confronto con stile di vita sempre più multietnico e multiculturale per l’aumento del numero degli studenti extracomunitari;
- aumento del numero di alunni disabili nelle classi;
- delega educativa da parte della famiglia;
- conflittualità tra colleghi;
- livellamento del ruolo degli studenti rispetto a quello dei docenti;
- passaggio dall’individualismo al lavoro di equipe;
- inadeguato ruolo istituzionale riconosciuto alla professione e sua svalutazione in favore del successo e del guadagno;
- carichi di lavoro eccessivi;
- risorse didattiche inadeguate;
- frequenza delle riunioni inadeguata.
Stress scuola: cosa fare?
Il docente dovrebbe pertanto imparare a “difendersi” da tutto ciò che possa metterlo in difficoltà e portarlo ad una situazione di stress incontrollato. Nello specifico, l’insegnante dovrebbe arrivare a comprendere:
- l’autocoscienza intesa come conoscenza di sé, del proprio carattere, dei propri punti forti e deboli, della propria attuale abilità di comprensione dello stress, prerequisito indispensabile per una comunicazione efficace, per relazioni interpersonali positive e per la comprensione empatica degli altri.
- la gestione delle emozioni, intesa come capacità di riconoscere le emozioni in sé stessi e negli altri e consapevolezza di come le emozioni influenzano il comportamento e capacità di gestione delle stesse.
- la gestione dello stress intesa come competenza nel riconoscere le cause di tensione e di stress della vita quotidiana e nel controllarle, sia tramite cambiamenti nell’ambiente o nello stile di vita, nonché la capacità di rilassarsi e gestire le tensioni (OMS, 1993).
Il corso
Su questi argomenti il corso Strategie per prevenire e gestire lo stress a scuola, in programma dal 10 maggio, a cura di Claudia Matini.