Soltanto il 14% degli edifici, nelle zone italiane ad alto rischio sismico, rispetta gli standard di sicurezza. E il terremoto di due notti fa ha rivelato, come accaduto in passato in circostanze simili, la fragilità delle strutture italiane. Come abbiamo già scritto, le scuole italiane rientrano nella categoria di costruzioni realizzate prima del 1981, anno nel quale è stato imposto l’obbligo del rispetto di norme antisismiche ben precise.
Ma ciò non è di certo bastato per evitare il crollo di strutture come la scuola di San Giuliano di Puglia il 31 ottobre 2002, o della Casa dello Studente all’Aquila il 6 aprile 2009.
Inoltre dopo la tragedia del 2002 in Molise fu emanata una legge, operativa però soltanto dal 2012, in base alla quale Comuni e Regioni devono verificare la vulnerabilità dei propri palazzi, sondandone in modo accurato la sicurezza.
Il problema è che l’Italia, insieme a Grecia e Turchia, è il paese più sismico d’Europa. Ma nonostante ciò non ci sono finanziamenti sufficienti da parte del governo affinché si possa provvedere con un’adeguata messa in sicurezza del patrimonio edile.
L’ingegnere sismico Alessandro Martelli ha spiegato: “Quando ci sono terremoti di questo tipo, si spende tre volte tanto di quello che si sarebbe dovuto spendere prima”. Dunque la prevenzione costerebbe molto meno. Lo stesso Martelli sottolinea poi come in Giappone, paese fortemente sismico ma nel quale si investe molto sull’edilizia, terremoti del genere non fanno nemmeno notizia.
In Italia la prevenzione è quasi del tutto inesistente. È vero che prevedere una calamità naturale come un terremoto è praticamente impossibile, quello che però è possibile è conoscere il rischio sismico di un territorio e, in base ad esso, prendere provvedimenti e agire in modo consono.
Purtroppo, senza voler cadere nella più banale retorica moralista, nel nostro paese un comportamento simile, per quanto logico, appare piuttosto difficile: chiunque abbia un minimo di consapevolezza o di semplice curiosità nei confronti dell’informazione e delle dinamiche italiane, ha sentito parlare almeno una volta di speculazione edilizia, di appalti truccati, di materiale scadente, di permessi firmati a discapito della salvaguardia altrui. Il risultato di questi fattori sono costruzioni prive di qualità e sicurezza strutturale, realizzate nell’inosservanza delle norme antisismiche e anche di una qualsiasi forma di principio morale.
Il capo del laboratorio di ingegneria sismica e prevenzione dell’Enea, ha fatto eco all’ingegnere Martelli, commentando: “In Giappone una botta così arriva una volta al mese e loro, sulla sicurezza, sono diventati i primi al mondo. Mentre da noi succede ogni cinque anni. Tutte le volte piangiamo, promettiamo. Ma poi ci dimentichiamo e lasciamo perdere.”
La verità dunque è che anche noi disponiamo di buone norme antisismiche. Ma restano sostanzialmente e sistematicamente inapplicate. E ogni volta, in situazioni del genere ci aggrappiamo all’ineluttabilità di questi eventi, quando poi se chi di dovere compisse il proprio lavoro in modo onesto, se chi ne ha il potere decidesse finalmente di investire in modo concreto laddove necessario, forse allora sarebbe davvero possibile dire d’aver imparato qualcosa da queste catastrofi.