Lunedì 12 settembre, al Caffè dell’Orto, è stata convocata la prima “assemblea dei bocciati” di dieci scuole superiori del territorio del beneventano per declamare che “ogni bocciatura ci inquieta come comunità educante e più ancora per far capire a ciascuno ragazzo che la bocciatura non è il fallimento di una vita, che non è solo, che siamo in tanti a sostenerlo”.
Più che di una stravaganza, si tratta di un progetto ben mirato: PFP, Progetti Formativi Personalizzati con Budget Educativi, selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini e finanziato attraverso il fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e che coinvolge 2mila studenti in nove regioni d’Italia.
L’obiettivo è dunque quello di recuperare i ragazzi che nel primo lockdown si erano disconnessi dalla scuola, non partecipando alla Dad e per i quali ora sono state create diverse aule diffuse, in teatri e palestre, aule digitali in cui seguire insieme la dad. Ragazzi a rischio dispersione ma la cui risposta è stata straordinaria, sia da parte loro, a cui è tornata la voglia di scuola e di studio, sia da parte delle famiglie.
Dicono i promotori, secondo quanto riporta Vita.it,: “A giugno c’è stato un numero di bocciature notevole, anche l’Istat ha detto che siamo tornati all’8% degli iscritti, a livelli pre-covid. Ma quello che ci ha colpito è stato che tanti sono stati bocciati per le assenze, anche se qualcuno ha tentato un recupero, ma le assenze che hanno fatto rendevano l’anno invalido”.
“Come comunità educante, scuole comprese, – sostengono in promotori- abbiamo voluto dire che non siamo una comunità educante che boccia e se ne frega: siamo invece una comunità educante che boccia ma vuole essere accanto ai ragazzi. Attorno alla bocciatura invece c’è un tabù forte”.
Da qui l’idea di questa assemblea e non per celebrare le bocciature, “ma per far sentire a ciascun ragazzo che ci siamo, per non arrenderci al fatto che la bocciatura sia sinonimo di fallimento di una vita. Dire che ci interessa ciascuno di loro. Per uno studente essere riconosciuto da una nuova classe come “ripetente” , vedere i coetanei passare all’anno successivo o concludere gli studi non è incoraggiante: spesso per evitare queste problematiche si sceglie la soluzione più immediata: fermare il proprio percorso scolastico”
“Ma lasciare la scuola comporta anche un rischio di esclusione sociale, con successive difficoltà ad inserirsi all’interno del mondo del lavoro”.
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