Non hanno tardato ad arrivare le critiche dei sindacati per la decisione presa dal ministero dell’Istruzione, attraverso il Decreto n. 75,
firmato dal direttore generale Massimo Radiciotti, di colmare il vuoto che lasceranno oltre 10.000 insegnanti di inglese della primaria, prossimi a tornare in cattedra per effetto della riduzione delle numero di classi affidate, attraverso delle vere e proprie full immersion specializzanti. L’operazione prevede che vi saranno inizialmente coinvolti 2.000 docenti di ruolo: il piano predisposto dal Miur indica, in particolare, che dopo aver superato la selezione e frequentato, a partire da maggio, le prime 50 ore di formazione integrata (30 in presenza e 20 on line), questi docenti a settembre saranno in pratica già “abili e arruolati” per insegnare l’inglese nel biennio iniziale. Ed in attesa di completare il percorso di formazione (340 ore totali in tre anni), potranno comunque fare affidamento ad un collega “tutor” già specializzato.
La soluzione non soddisfa minimamente le organizzazioni sindacali, informate della novità durante l’incontro sugli organici del 31 marzo. La Flc-Cgil ritiene la scelta ministeriale “una evidente forzatura” legata alla politica dei tagli e che andrà ancora una volta“a scapito della qualità della formazione, e dunque dell’insegnamento della lingua inglese, solo per risparmiare qualche migliaio di posti di specialista – concludono dall’organizzazione condotta da Domenico Pantaleo – rispetto a quelli attualmente necessari per coprire questo insegnamento in tutte le classi“.
Non è da meno la Cisl Scuola, per la quale il progetto predisposto dal Miur potrebbe indurre “un abbassamento dei livelli di qualità dell’insegnamento, qualora non siano assicurate alcune precise condizioni. In termini più chiari – continua il sindacato – non basta che il possesso di un livello A1 di competenza sia indicato come requisito di priorità nell’accesso al contingente dei duemila corsisti ‘accelerati’: questo deve essere indicato come requisito essenziale e imprescindibile“.
Per il sindacato confederale sarebbe inoltre opportuno che vengano “puntualmente e rigorosamente rispettati gli impegni che l’Amministrazione ha dichiarato di voler assumere: formazione in esonero dal servizio; presenza di figure di supporto; opportunità di formazione all’estero. L’efficacia e la qualità della didattica – conclude l’organizzazione capitanata da Francesco Scrima – non possono continuare ad essere l’ultima preoccupazione di chi governa la nostra scuola pubblica“.