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Primi dati sulle rilevazioni degli apprendimenti degli alunni, a.s. 2006/2007

Nell’anno scolastico appena concluso il Ministero della Pubblica Istruzione ha deciso di attuare una rilevazione campionaria, con somministratori esterni, degli apprendimenti degli studenti. I primi dati relativi all’a.s. 2006/2007 indicano per la scuola primaria risultati assai differenti rispetto a quelli dell’anno precedente registrati con rilevazione censuaria. In particolare, per la 2ª elementare i dati più recenti indicano che nei test di italiano gli alunni delle scuole del nord Italia hanno un punteggio superiore del 2,8% rispetto a quelli del sud; per matematica e scienze i livelli indicano una leggera percentuale favorevole agli alunni delle scuole del sud Italia. Per la 4ª elementare i dati attribuiscono agli alunni del nord un punteggio superiore del 5% in italiano, mentre si registra una sostanziale uniformità per matematica e scienze. I risultati della rilevazione censuaria degli apprendimenti relativa all’a.s. 2005/2006, invece, indicavano che nei test di italiano in seconda elementare gli scolari delle scuole del nord avevano un punteggio inferiore a quelli del sud di oltre 11 punti percentuali; per la matematica la differenza a vantaggio dei ragazzi del sud era del 10,7% e per scienze dell’8,5%. Sempre con riferimento al precedente anno scolastico, per la quarta elementare i risultati del test indicavano che i punteggi negli istituti scolastici del nord erano inferiori a quelli delle scuole del sud del 9,7% in italiano, del 20% in matematica e del 6,4% in scienze.
Dati, quindi contrapposti. Quali quelli più affidabili, tenendo conto che in un solo anno è davvero difficile pensare che ci possa essere stato un così netto cambio di tendenza?
Per il ministro Giuseppe Fioroni sono più attendibili i dati dell’ultimo anno, perché “più simili a quelli forniti dalle indagini internazionali” e “più coerenti con la nostra percezione di una scuola del sud più in difficoltà soprattutto per le situazioni di contesto (basti pensare ai dati sulla dispersione scolastica)”. Ma avrà davvero ragione Fioroni?
In effetti, il “somministratore esterno” dovrebbe rappresenta una garanzia; peraltro, la valutazione degli apprendimenti si deve attuare, come precisa lo stesso Ministro, “con la collaborazione degli insegnanti e non contro gli insegnanti”.
E Fioroni sottolinea che va fatta “una rilevazione dei dati di contesto e delle condizioni socio-culturali degli studenti sulla base delle quali leggere i dati sugli apprendimenti”.
L’Invalsi diffonderà i risultati di questa analisi di lettura critica e più completa entro il prossimo autunno.
Presentando i risultati della rilevazione campionaria, il ministro Fioroni evidenzia, inoltre, che per quanto riguarda la scuola secondaria di I e di II grado “i dati confermano che esiste un divario tra il nord e il sud del Paese e che questo cresce nei gradi superiori di scuola”.
Però, il divario risulta meno netto di quello indicato dalle indagini internazionali (in particolare Pisa). “Questa differenza – aggiunge Fioroni – è probabilmente dovuta al fatto che quando le indagini si concentrano su quello che la scuola effettivamente fa, cioè lavorare all’apprendimento dei ragazzi, le differenze tra aree sono meno marcate”.
La nuova direttiva Invalsi prevede che a partire dal prossimo anno scolastico gli studenti verranno valutati nei primi segmenti dei percorsi relativi ai vari livelli di studio e nell’ultimo anno di corso, su base campionaria, nella prospettiva di passare già dall’a.s. 2008/2009 ad un sistema “censimentario”. Le classi sottoposte a test di italiano, matematica e scienze, saranno la 2ª e la 5ª della scuola primaria, la 1ª e la 3ª della scuola secondaria di I grado e la 2ª e la 5ª della scuola secondaria di II grado.
Si intende seguire un percorso pluriennale che prevede il progressivo, graduale e condiviso avvicinamento verso un modello di valutazione del sistema scolastico che risponda alle seguenti esigenze: “offrire alle singole scuole uno strumento di diagnosi del proprio lavoro per migliorare l’efficacia della propria azione didattica ed educativa; dare a chi governa il sistema scolastico un punto di riferimento per allocare meglio la spesa dell’istruzione, per alimentare di contenuti misurabili e verificabili le scelte, le azioni, il percorso dei docenti, dei dirigenti scolastici e di tutto il personale; offrire all’intera collettività nazionale, ed in primo luogo alle famiglie, un momento di verifica dell’operato di una funzione cruciale quale l’istruzione delle nuove generazioni”.
Per dare concreta attuazione all’idea che la valutazione sia uno strumento utile agli istituti scolastici, condiviso da insegnanti e dirigenti, il Ministero pensa a figure di riferimento, in ogni scuola, che rappresentino il perno per impostare le procedure relative alle valutazioni nazionali ed internazionali e per promuovere una riflessione all’interno della stessa scuola sui dati delle indagini.
 
Andrea Toscano

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