Lo scorso anno, proprio in questi giorni all’indomani dell’approvazione della Legge di Bilancio, il Ministro dell’Istruzione e dell’Università (MIUR), Lorenzo Fioramonti, in linea di coerenza con i suoi principi e con la dichiarazione “Se non ci sono almeno tre miliardi per la scuola, mi dimetto” consegnava al premier Giuseppe Conte, la lettera di dimissioni.
Il presidente del Consiglio, salomonicamente decise di scorporare il Ministero: Lucia Azzolina, allora sottosegretario all’Istruzione, fu promossa a capo del Ministero della Scuola, (MI) mentre Gaetano Manfredi fu nominato Ministro dell’Università, della Ricerca Scientifica e Tecnologica. (MURST)
Non poteva mai aspettarsi, però, Lucia Azzolina, che il suo dicastero sarebbe finito al centro della più grave emergenza dal secondo dopoguerra: il Covid-19 ha sconvolto la scuola e ancora oggi si fa i conti con la pandemia.
E’ trascorso un anno e sembra quasi un secolo per tutti gli avvenimenti che hanno caratterizzato l’anno 2020, che ha prodotto profonde trasformazioni di relazioni e di comportamenti civili che rendono “diversa” la vita sociale, politica e culturale.
La scuola si è adeguata alle esigenze sanitarie ed ha intrapreso il cammino della didattica a distanza, vera rivoluzione pedagogica, affrontata, però, senza la strumentazione tecnologica e di preparazione tecnica e culturale degli operatori.
Anche gli esami “diversi” per modalità e significato hanno segnato una svolta nell’approccio allo studio e alle prospettive future, orientate verso un nuovo modo di lavorare e di comunicare.
Come soldati al fronte si è cercato di arginare il pericolo, ma le numerose bare restano sempre l’immagine di un anno funesto e la sua cicatrice tarderà a rimarginarsi.
Tanti docenti e dirigenti si sono trovati in gravissime difficoltà, alcuni hanno fatto delle scelte impensabili quale quella di rinunciare al ruolo, altri scorrono i giorni del calendario per concludere il servizio attivo e andare in pensione.
Il 7 gennaio si tenta la nuova riapertura, che nella scuola secondaria di secondo grado prevede la presenza del 50% degli studenti, con ritmi e orari diversificati, ai quali non si è abituati e quindi si prevedono giustificati disagi e rallentati percorsi di apprendimento.
Sembra davvero passato un secolo da quella sera di Natale di un anno fa, quando le agenzie di stampa dettarono la notizia delle dimissioni di Fioramonti. Chissà se, con il senno di poi, l’attuale deputato del gruppo Misto, sia davvero pentito della scelta, considerando che la scuola ha gestito molto più delle somme richieste, ma, chissà se la scuola, guardandosi allo specchio riconosce il suo volto, la sua immagine, la sua identità.
“Ai posteri l’ardua sentenza”.
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