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Primo Liceo Digitale, ecco perché è importante che non rimanga unico

È partito a Roma il primo indirizzo scolastico denominato “liceo digitale” che ha come obiettivo di sviluppare in maniera integrata le competenze digitali con i curricula disciplinari così come richiesto anche dal Piano Nazionale Scuola Digitale.

Il nuovo indirizzo ospitato in questa prima esperienza dall’Istituto Matteucci di Roma, almeno nei piani dovrebbe favorire il dialogo tra le materie scientifiche, tecniche ed umanistiche.

Cosa prevede il nuovo percorso di studi

Il progetto è frutto di una proposta di Fondazione Leonardo con il Ministero dell’Istruzione, “un importante innovazione che ha l’obiettivo di formare giovani con competenze adeguate al mondo digitale” ha affermato il presidente della Fondazione Luciano Violante durante la cerimonia di presentazione del corso.

Il nuovo corso di studi risponde in particolare a due esigenze: da un lato, va incontro agli obiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale, che richiede espressamente agli istituti di sviluppare in modo integrato le competenze digitali con i curricula disciplinari; dall’altro, favorisce il dialogo tra le materie scientifiche, tecniche e umanistiche, fondamentali per garantire un futuro sostenibile al nostro Paese.

Saranno 30 gli studenti che formeranno la prima classe del liceo digitale, il corso di studi avrà una durata quinquennale e propone di offrire ai ragazzi solide competenze in ambito scientifico-tecnologico, non trascurando ovviamente la formazione filosofico-umanistica.

In particolare, il Liceo Digitale consente di unire le lezioni di robotica e intelligenza artificiale due delle innovazioni più importanti degli ultimi anni che stanno rivoluzionando la nostra vita e i processi industriali, al piano di studi tradizionale tipici del liceo tradizionale.

Si svilupperanno alle fine del percorso di cinque anni figure pronte alla tecnologia del futuro e alla transizione ecologica, senza trascurare la formazione filosofico-umanistica altrettanto necessarie perché non c’è trasformazione senza che questa abbia impatti a livello etico e personale.

L’esigenza di figure specialistiche nel mondo del lavoro

L’avvio di un percorso di studi come questo del Matteucci è importante perché dalle ultime ricerche in merito sembrano mancare oltre un milione di esperti digitali nel mondo del lavoro.

Se il nostro Paese non avvia azioni serie e definitive c’è il forte rischio che le aziende italiane siano costrette a prendere il personale con il know how richiesto in altri posti. Un fenomeno che aggraverebbe ancora di più la situazione relativa alla disoccupazione. In altri settori dove invece abbiamo spiccate competenze i ragazzi fuggono all’estero perché si sentono meglio valorizzati, questo rischia di essere un fenomeno al contrario.

È fondamentale, quindi, che questo primo liceo digitale non rimanga l’unico: auspichiamo che il nuovo Governo sappia prendere in mano la questione e intraprenda la strada tortuosa ma necessaria della diffusione di questi percorso di studio in tutta Italia.

Una metodologia, questa del primo liceo digitale, molto simile alla genesi degli ITS, gli istituti tecnici superiori che, come sappiamo sono frutto di accordi tra Fondazioni e aziende.

Per supportare il percorso della transizione digitale è necessario investire a tutti i livelli in formazione e competenze specialistiche anche e soprattutto con l’aiuto delle aziende che hanno l’innovazione nel loro DNA.

Avvicinare i giovani allo studio delle materie STEAM (science, Technology, Engineering, Art, Mathematics,

significa effettuare un investimento prezioso nella crescita di competitività del sistema industriale nazionale e contribuire a ridurre il tasso di disoccupazione.

Dino Galuppi

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