Attualità

Primo SMS della storia: quanto è stato inviato e cosa c’era scritto

Esattamente 29 anni fa veniva inviato il primo sms della storia che recitava “Merry Christmas!”, buon Natale!

In piena rivoluzione digitale, nel momento in cui i primi telefoni cellulari si apprestavano a invadere i mercati di mezzo mondo, alcuni tecnici si accorsero quasi per caso che mentre due utenti effettuavano una chiamata una parte della banda del segnale rimaneva inutilizzata. Capirono dunque che tale banda, non utilizzabile per trasmettere il suono, poteva essere sfruttata per mandare pacchetti di dati. E dunque? E dunque testo. Short message service.

All’inizio si trattava di pochissimi byte, utili a trasmettere pochi caratteri, che con un po’ di lavoro arrivarono a essere 140, sufficienti a trasmettere 160 caratteri dell’alfabeto latino. Ovviamente la tecnologia avrebbe permesso di ampliare questa soglia, ma dopo diversi studi effettuati anche sulle cartoline – che all’epoca erano ancora diciamo gli sms analogici, del vecchio mondo – ci si rese conto che 160 caratteri erano più che sufficienti a contenere un messaggio completo in ogni situazione. 

L’aspetto forse più interessante di questa storia è che, come spesso accade, inizialmente i gestori telefonici non colsero il vero potenziale di questo strumento. Pensarono infatti a un utilizzo unidirezionale dove gli sms erano inviati dai gestori ai clienti per informarli di tariffe o delle potenzialità del loro servizio. Furono i primi utenti, progressivamente, ad accorgersi di due elementi che avrebbero segnato la fortuna degli sms: la prima era che scrivere costava meno di chiamare (anche agli albori mandare un sms costava l’equivalente di pochi centesimi di euro di oggi, circa 10-15); la seconda, forse ancora più importante, era che scrivere un messaggio poteva essere molto utile, a volte molto più utile di una telefonata.

È molto difficile fare dei paragoni precisi, ma se pensiamo che un secolo fa mandare un cablogramma, cioè un messaggio telegrafico con cavo sottomarino, dall’Europa agli Stati Uniti era certamente molto più costoso (forse qualcosa che potrebbe avvicinarsi ai 50 euro di oggi), non è difficile immaginare la rivoluzione che seguì la diffusione di questa tecnologia. Nel 1994 ogni utente nord americano mandava in media circa un SMS all’anno nel 2006 i soli utenti statunitensi mandarono 159 miliardi di SMS.

Nacque, come spesso era già accaduto, una sottocultura, una forma di scrittura legata alle esigenze dell’SMS, fatta di abbreviazioni volte a minimizzare lo spreco di caratteri, nascono le Emoji, uno studio del 2005 di una prestigiosa rivista medica australiana descrive il primo caso di tendinite da texting. Insomma la rivoluzione bussa alla porta, anche perché, come vi abbiamo già raccontato, nel 2006 l’informatico e imprenditore americano Jack Dorsey fonde SMS e Social e fonda Twitter che è oggi parte integrante del nostro mondo. Per non parlare degli eredi oggi in voga dell’ormai anziano SMS, come WhatsApp o Telegram.

La scrittura dunque cambia forma, e lo fa spesso, ma non esaurisce il suo potenziale comunicativo anche in una società oramai pienamente digitale come la nostra.

Dario De Santis

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