Il decreto legge salva-graduatorie regala ai gestori di scuole private uno strumento di grande attrattiva nei confronti dei giovani laureati: la prospettiva di accumulare punteggio prezioso in vista di una probabile immissione in ruolo nella scuola pubblica.
Non tutti sanno, infatti, che il rapporto di lavoro dei docenti delle scuole private è caratterizzato da un regime stipendiale decisamente più basso rispetto a quello dei docenti.
Il che, considerando che, a detta dell’ex ministro De Mauro, gli stipendi dei docenti pubblici sono "da fame", appare chiaro che i relativi emolumenti del settore privato, sono "da elemosina". Se si aggiunge, poi, la possibilità di assumere un 25% "a gratis", così come espressamente previsto da una norma contenuta nella legge sulla parità scolastica, il quadro è chiaro.
Insomma, considerando che, oggi come oggi, specie al Sud, trovare un lavoro, per un laureato in materie umanistiche, è come vincere la lotteria, è molto probabile che molti giovani accetteranno di lavorare per due lire di stipendio, se non addirittura gratis, pur di accumulare il tanto agognato punteggio, altrimenti impossibile.
I meccanismi per ottenere le supplenze nel settore pubblico, infatti, sono talmente rigidi e la domanda talmente scarsa che, in tutta evidenza, l’unica opzione realmente possibile rimane il settore privato. Ed ora che il punteggio tra pubbliche e private è lo stesso, c’è un motivo in più.
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