I lettori ci scrivono

“Proclamite” e “annuncite”, non se ne può più!

Dovrebbe finire l’ora dei proclami e delle promesse elettorali della politica nazionale sulla scuola, ossia quella politica becera delle proposte annunciate e procrastinate sine die per poi realizzarle a fine conclusione della legislatura. La scuola non vive e non può vivere di “proclamite” e di “annuncite”.

Le cose vanno fatte e realizzate senza se e senza mano non tradendo il mandato degli elettori e non vanificando le attese dei precari, cioè di quei giovani che credono ancora nella scuola e agognano un domani di vedere realizzato il loro sogno: la cattedra fissa, senza dover più passate per le convocazioni degli UST provinciali per poi vedersi sbattuti in una scuola remota della provincia collocata fuori, spesso, dai collegamenti stradali extraurbani.

Si tratta spesso di precari “storici” che insegnano da tanti anni, sposati con figli a carico piccoli e anche grandi da mantenere. E poi con quello stipendio che arriva a gogò dopo svariati mesi di supplenza. I lunghi mesi senza vedere un euro con gli affitti, i mutui, le bollette da pagar, i figli da mantenere a scuola e all’università, con le esose tasse universitarie da pagare.

E anche il dover fare il pendolare da precario per tanti anni: svegliarsi all’alba la mattina, fare tutto in fretta per prendere il treno o la propria auto e raggiungere in tempo la scuola di servizio. Su e già per una vita con la speranza non troppo lontana di un posto fisso nella scuola. Ecco dunque: basta proclami. La politica italiana dia maggiore risalto alle problematiche della scuola italiana, ormai agonizzante perché messa ai margini del dibattito politico. Sulla scuola si parla tanto ma concretamente si fa poco o nulla.

In vista di elezioni ci si ricorda della scuola lanciando proclami e promesse mirabolanti che non trovano concreta attuazione. Sono state fatte in questi anni tante promesse rimaste lettera morta ma il mondo della scuola ormai è deluso, sfiduciato, amareggiato perchè dalla politica non arrivano risposte concrete.

Si è convinti che della scuola i politici si ricordano della scuola e dei docenti solo quanto si deve andare a votare, essendo il pianeta scuola un gustoso serbatoio di voti da portare ai partiti e ai movimenti. I docenti attendono da tempo il rinnovo del contratto che stenta ad arrivare, i docenti attendono da tempo politiche diverse sull’istruzione, non riforme di facciata, ma serie e strutturali, i docenti attendono da tempo una diminuzione del numero di alunni per classe, per evitare il fenomeno delle classi pollaio, i docenti attendono da tempo più investimenti sull’istruzione e non dei contentini a pioggia, i docenti, insomma, attendono da tempo una maggiore attenzione da parte della politica italiana al mondo della scuola, alla soluzione dei suoi problemi, alle maggiori risorse stanziate, perché l’istruzione, la cultura rappresentano la spina dorsale del futuro della Nazione.

E ora basta proprio a prendere in giro i docenti con stipendi da fame! Mettiamoci a lavorare sodo e a dare un futuro migliore a questo Paese frantumato, disgregato e distrutto partendo dalla scuola! Ma…seriamente.

 

Mario Bocola

 

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