Una vicenda molto intricata: una docente precaria per 14 anni, dopo aver svolto il concorso per diventare di ruolo, è risultata non idonea ed è stata esclusa. Il motivo? Non ha mai sostenuto un esame di latino, diventato nel tempo requisito per essere giudicati idonei. Lo riporta La Repubblica.
La donna, 45 anni, ha lavorato dall’anno scolastico 2007/2008 al 2021/2022 come docente di italiano, storia e geografia nelle scuole secondarie di primo grado di Milano. Ha partecipato a un concorso per diventare finalmente di ruolo, classificandosi quattordicesima su oltre tremila partecipanti, ma si è vista escludere perché ritenuta sprovvista dei titoli di studio adeguati.
L’insegnante è stata vittima di un’ingiustizia “grave e manifesta” da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito e avrà quindi la sua cattedra: questo quanto stabilito dal Consiglio di Stato con una sentenza dello scorso 3 ottobre (pubblicata il 3 novembre), avallando quanto deciso dal Tar del Lazio lo scorso giugno.
“A giudizio del Collegio viene, in primo luogo, in rilievo la dedotta irragionevolezza e incongruità, e quindi la somma ingiustizia, del comportamento del Ministero dell’istruzione e del merito rispetto alla sua missione istituzionale scolpita dalla legge, alla luce della contraddittorietà dell’intervento in autotutela, attivato a circa quattordici anni dall’avvio del proprio comportamento ritenuto contra legem, rispetto alle finalità, espressamente dichiarate dalla disciplina del concorso straordinario in esame, di contrasto al precariato mediante la stabilizzazione del personale dimostratosi in possesso delle necessarie competenze ed esperienze”, hanno scritto i giudici.
Il problema è nato dal fatto che la donna, pur avendo conseguito una laurea in Lettere summa cum laude, un dottorato di ricerca all’Università di Torino e il diploma in pianoforte al Conservatorio di Milano – non avesse mai sostenuto nel proprio percorso di studi un esame di latino, che non era necessario all’epoca dell’inizio della sua carriera nel mondo della scuola, ma lo è diventato a seguito di una serie di provvedimenti del 2016.
La professoressa, contrariamente a quanto sostenuto dal Ministero, non ha mai fornito alcuna dichiarazione “mendace o anche soltanto non rispondente alla verità” in merito ai propri titoli di studio, presentandoli anzi ripetutamente, a ogni rinnovo del suo contratto da precaria.
Per i giudici del Consiglio di Stato la docente ha “confidato del tutto incolpevolmente nella idoneità, ai fini della futura stabilizzazione, della propria laurea, regolarmente indicata, con allegato piano di studi comprensivo degli esami sostenuti, in ogni caso in cui l’amministrazione lo ha richiesto prima di conferire incarichi di insegnamento a tempo determinato”.
Insomma, per ben 14 anni la 45enne è stata ritenuta del tutto idonea al proprio ruolo – portando anche i suoi alunni a ricevere riconoscimenti prestigiosi – e poi il Ministero ha deciso che non lo fosse più proprio nel momento in cui lei ha partecipato al concorso. La professoressa potrà così continuare a mettere a disposizione degli studenti la sua “considerevole esperienza nell’ambito dell’insegnamento che pare assurdo, prima ancora che illegittimo, obliterare”.
Non si tratterebbe quindi di un caso di dichiarazioni false fornite dalla docente, che avrebbe invece agito in buona fede. Qualche giorno fa abbiamo parlato del caso di un maestro di Cremona che ha insegnato per cinque mesi come supplente in una scuola della città, ma con un finto diploma. A fare insospettire la dirigente scolastica sono stati soprattutto gli errori di ortografia che il maestro commetteva.
L’uomo, residente a Salerno, 50 anni, secondo l’accusa avrebbe prodotto un falso diploma. Per questo motivo è adesso indagato per esercizio abusivo della professione, falsità materiale commessa da privato e truffa ai danni dello Stato per circa 10mila euro. “Criticità palesi” ha spiegato la dirigente, sia per quanto riguarda lo scritto che nel linguaggio.
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