Una storia intricata quella raccontata su TrevisoToday. Una docente, accusata di stalking nei confronti di un’alunna, è stata assolta con la formula dubitativa. I fatti incriminati si sarebbero svolti nel corso di un periodo lungo sette anni durante il quale la professoressa, secondo la madre della ragazzina, dodicenne, avrebbe adottato atteggiamenti poco consoni.
Prima gli atteggiamenti da bulla in classe, per metterla in cattiva luce e deriderla. Poi la trasformazione in una presunta stalker, con pedinamenti e appostamenti per fissarla fino a terrorizzarla. La docente di scuola media, 56enne, si sarebbe accanita su di lei quando era nella sua classe e anche in seguito quando, in preda all’ansia e alla paura, la ragazzina aveva cambiato scuola.
La ragazza racconta di aver incontrato in alcune occasioni la ex insegnante fuori dalla nuova scuola, episodi che poi si sono verificati anche negli anni successivi, quando la giovane aveva iniziato la scuola superiore e la sua ex professoressa di lettere, improvvisamente, sarebbe ricomparsa tornando a seguirla, a fissarla ancora fuori dalla scuola o in giro per la città. Pedinandola, neppure con troppa discrezione, a piedi o in macchina.
“Mia figlia – ha raccontato la madre – improvvisamente lamentava i classici malesseri delle ragazzine che non vogliono più andare a scuola: mal di pancia, mal di testa, una generale indisposizione. Quando rientrava dal collegio spesso piangeva, diceva che quella professoressa la fissava anche quando cercava di nascondersi in classe, magari dietro ad una suo compagno. Ho visto anche io che l’insegnante la guardava con insistenza, era una cosa che metteva mia figlia a forte disagio, oltre che condizionarne la vita in classe perché, quale sia il motivo non lo so, pare che la professoressa le abbia messo contro i compagni di scuola”
“Mi è stato riferito – ha proseguito – che una volta abbia detto che anche lei voleva una persona morta, rispondendo così ad un ragazzo che, in classe, raccontava di voler uccidere un cane che lo disturbava alla notte con il suo abbaiare. E mentre lo diceva fissava mia figlia”.
Non ci sono però prove di questi atteggiamenti. Da qui l’assoluzione della donna. Forse dietro a quei supposti comportamenti, riporta ancora il quotidiano, c’era una vendetta nei confronti della madre della ragazza collega della docente con la quale ci sarebbero stati degli screzi.
Non si può escludere che la donna avesse nutrito una sorta di fascinazione, non corrisposta, per la ragazzina. Accuse che la professoressa aveva sempre respinto con forza e che l’avevano spinta a rifiutare ogni rito alternativo e andare invece a processo.
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