Il secondo Rapporto Ocse sull’Educazione dunque dice che in 19 dei 32 paesi membri il 60% dei docenti di scuola secondaria ha almeno 40 anni, mentre in Italia (ma anche in Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Germania) sono oltre il 70%. Un dato che, se per un verso si inserisce nel dibattito sul concorso a cui sta lavorando il ministro Francesco Profumo proprio per svecchiare la scuola, dall’altro fa a pugni con la legge della ministra Elsa Fornero sulle pensioni, che condanna in cattedra gli ultra sessantenni.
Gli insegnanti under 30 nel nostro paese sono meno dello 0,5% in tutti i gradi di scuola, contro una media Ocse che arriva al 14% nella scuola primaria (nel Regno Unito sono addirittura il 31,7%).
Da noi la porzione più cospicua di insegnanti si piazza nella fascia 50-59 anni: i prof con questa età sono il 39,3% alla primaria, il 50% alle medie, e altrettanti alle superiori. Nella scuola secondaria la quota di over 60 sfiora il 10%. E anche gli under 40 scarseggiano. Sono il 16,6% alla primaria, l’11,6% alle medie, il 7,9% alle superiori.
L’altro dato significativo, e che ancora continua a fare a pugni (quanti pugni ci sono sulla scuola) con quanto ai tempi della ministra Gelmini veniva asserito, riguarda gli investimenti.
L’Italia investe il 4,7% del proprio Pil in Istruzione contro una media Ocse del 5,8%. Negli anni la quota di Pil investita su questo comparto è solo leggermente aumentata nel nostro paese, mentre è in calo, fra il 2000 e il 2010, la percentuale di spesa pubblica destinata all’Istruzione: passa dal 9,8% al 9% (la media Ocse è il 13%). Questo, comunque, in un clima di revisione e contenimento della spesa. Il dato, però, ci colloca al secondo posto fra i paesi con la spesa pubblica più bassa per l’istruzione dopo il Giappone.
In termini reali c’è stato un piccolo incremento, spiegano dall’Ocse, del 4%. Niente paragonato al 33% medio degli altri paesi.
L’Italia è in linea con i paesi Ocse per la spesa per studente: 9.055 dollari a fronte di una media di 9.249. La spesa pro-studente in Italia supera la media Ocse quando si parla di scuola primaria. Resta invece lontana dai paesi più avanzati quando si parla di università dove il grosso del sostegno arriva dai privati, ovvero dalle famiglie attraverso le tasse.
La spesa media per studente universitario in Italia è 9.561 dollari contro una media Ocse di 13.719. La quota di finanziamento pubblico è scesa dal 77,5% del 2000 al 68,6% del 2009. Mentre sale dal 22,5% al 23,8% il finanziamento privato costituito sostanzialmente dalle tasse.
L’Italia si colloca in prima linea fra i paesi non anglosassoni per quota delle tasse universitarie. E il sostegno dello Stato a chi vuole studiare scarseggia: l’82% degli studenti non gode di nessun beneficio.
E’ un dato inedito che spezza il fiato alla corsa del nostro paese verso gli obiettivi educativi prefissati dall’Europa. In Italia chi nasce in famiglie con meno possibilità e con genitori con titoli bassi di istruzione ha scarse possibilità di avere un lungo percorso scolastico.
In Italia “nonostante l’aumento dei livelli di istruzione”, molti figli di genitori con un titolo restano a loro volta intrappolati nello stesso meccanismo. Ovvero studiano poco. In dettaglio, il 44% di giovani 25-34enni i cui genitori non hanno completato l’istruzione secondaria superiore fa la stessa fine, si ferma alle medie.
Cresce il rapporto studenti/docenti nel nostro paese per effetto dei tagli e delle riforme del governo Berlusconi. Ma non cambiano i salari dei docenti che restano fra i più bassi d’Europa con il top dello stipendio che arriva “dopo 35 anni di carriera”.
Sale il numero di studenti per docente in Italia che, comunque, resta sotto la media Ocse. Abbiamo 11,8 studenti in media per docente alla materna, 11,3 alla primaria, 12 alle medie/superiori. Il rapporto di un anno fa dell’Ocse indicava cifre più basse: 11, 10, 10. Sono gli effetti della diminuzione dell’organico totale. Le classi più affollate secondo il Rapporto si trovano nella scuola privata. Se per esempio alla primaria ci sono in media 18 alunni, alla privata sono 20.
Gli studenti italiani segnano un record di ore in aula: 891 alla primaria (media Ocse 774), 924 alle medie (media 821), 1.023 alle superiori (media 899).
Le ore di insegnamento sono invece sotto la medie Ocse.
Sotto la media sono anche gli stipendi dei docenti che in Italia arrivano al top del salario dopo 35 anni di carriera, alla pensione, spiega l’Ocse. E anche raggiunto l’obiettivo, si resta sotto la media degli altri stipendi: 39.762 dollari in Italia, oltre 45mila mediamente negli altri paesi.
(I dati sono stati presi dal sito Dire)
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