Il contratto scuola ha vissuto giovedì scorso una fase interlocutoria. Anzi, i sindacati si sono alzati indispettiti dopo una riunione povera di contenuti. Le parti si sono aggiornate la prossima settimana, ma la sensazione è che non sarà una matassa facilmente districabile.
Da una parte c’è il governo che vuole chiudere bene e presto prima delle elezioni politiche, dall’altra ci sono i sindacati che vogliono siglare “un buon contratto” sia dal punto di vista normativo che da quello economico. Le parti sono ancora distanti.
L’USB Scuola (l’Unione sindacale di base) segnala, in una nota, due aspetti a loro modo di vedere assolutamente “irricevibili”.
Il primo parla delle sanzioni disciplinari, l’altro sul codice di condotta. Per il sindacato “articoli di stampo antidemocratico che trasformano la scuola da istituto formativo in un’istituzione le cui pratiche diventano centrate su “sorvegliare e punire”.
Sempre più poteri vengono dati ai dirigenti scolastici, dando la possibilità di sanzionare i lavoratori con una multa di importo pari anche a 4 ore di lavoro e sospensioni fino ad un massimo di 10 giorni lavorativi.
“Assurda” per Usb anche la parte degli obblighi del dipendente che potrebbe rischiare sanzioni nel momento in cui dovesse scambiare battute su Facebook o Whatsapp con i propri alunni o dovesse avere rapporti con genitori e alunni non “coerenti con le finalità educative”.
Maturità più che regole stringenti
E dunque alla luce del caso del professore di filosofia del liceo Torquato Tasso di Roma finito sotto inchiesta per sms hot alle alunne (anche se in quel caso si parla di un discorso di molestie), lo Stato promette maggior rigore.
Ormai 4 prof su 10 partecipano al gruppo classe su Whatsapp (in base a una recente ricerca di Skuola.net) e il rischio di lasciarsi andare su piattaforme online che inducono a un tono amichevole aumenta sempre di più. Quello che conta, però, non sono gli ammonimenti, ma la maturità. Tutto si dovrebbe basare sull’autorevolezza e l’equilibrio del docente. Nel rapporto tra prof e alunni quello che conta è la persona, la maturità. Non è solo una questione di regole.
Il parere dei sindacati
La Cisl Scuola, con Maddalena Gissi, osserva a La Stampa: “Dare delle regole su questi temi è inevitabile ma tutto questo rientra nell’etica e nella professionalità della categoria, non mi scandalizza. Quello che mi preme è che però la discussione entri nel merito di tutto il resto della figura professionale dei docenti, dai nuovi profili alle prospettive di carriera per superare la situazione attuale che fa sì che i docenti italiani siano fra i meno pagati”.
Per la Flc Cgil, invece, con Francesco Sinopoli, si limita a sottolineare che “il problema è l’atteggiamento dilatorio tenuto finora dall’Aran che impedisce alla trattativa di partire”. Per Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola “è impossibile pensare di partire in una trattativa con gli aspetti punitivi. Ed è impensabile porre delle rigidità, il mondo è totalmente cambiato dall’ultima volta che è stato firmato un contratto. I social sono parte della vita di tutti”.
Per la Gilda, con Rino Di Meglio, si tratta di “una misura che sparirà di sicuro altrimenti non ci sarà speranza di firmare il contratto. Ma nella mia lunga esperienza di trattative so che durante i primi incontri spesso ci sono misure destinate solo a pesare come merce di scambio nel negoziato”.