I lettori ci scrivono

Prof colpita da pistola ad aria compressa: usare violenza contro i docenti significa ferire a morte la scuola

Mi preoccupa il livello di emergenza educativa tra gli adolescenti. È finito sotto l’occhio mediatico il caso della professoressa di Rovigo, colpita con una pistola ad aria compressa a pallini che credo debba indurre tutti (istituzioni, chiesa, scuola, famiglia) ad una seria riflessione. Purtroppo su questo tema si sta combattendo una “guerra” ad armi spuntate perché sia la famiglia (grande assente della società contemporanea) e la scuola (luogo di formazione di educazione) non riescono più a dialogare.

In quanto ormai il livello di maleducazione e di non assoluto rispetto sta raggiungendo livelli intollerabili. La cosa più grave è che tali fatti accadono, proprio nel luogo che da sempre è considerato il “tempio” dove il ragazzo apprende il rispetto degli altri, impara i dettami della convivenza civile. Usare violenza contro gli insegnanti significa ferire a morte la scuola, distruggere il futuro, annientare la società, far crescere non più cittadini responsabili, ma adolescenti che non hanno paura di nulla, sprezzanti del pericolo, armati fino ai denti nei confronti di chi vuole far rispettare le regole. Gli adolescenti di oggi non accettano più il rispetto delle regole, e un “NO” per loro rappresenta un affronto, un’offesa contro l’ordine precostituito, Questo perché sono consapevoli che possono passarla liscia, Ma da dove viene tanta violenza? Viene dai cattivi esempi: dalla televisione, dagli smartphone, giochi informatici (che proiettano immagini violente) strumenti che sottopongono gli adolescenti ad un massiccio tentativo di omologazione e di emulazione.

Proprio i tentativi di emulazione costringono i nostri ragazzi, ignari della pericolosità. L’uso improprio dei nuovi mezzi di comunicazione e della tecnologia può portare a conseguenze serie. Tutta colpa della rete che propina immagini altamente diseducative che distraggono gli alunni dal senso reale della vita. Non si può in questi casi far finta di niente: filmare una scena di violenza nei confronti di un’insegnante (che è sempre un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni) è un’azione da condannare se e senza ma. La colpa di tutto ciò? L’eccessivo “buonismo”.                                         

Mario Bocola

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