Attualità

Prof colpita dai pallini: il giudice dice che non c’è reato ma ci possono essere anche altri profili di responsabilità

Gli sviluppi della vicenda dalla docente di Rovigo che nel 2022 era stata oggetto di una pesante “bravata” da parte di alcuni studenti che l’avevano colpita con dei pallini di una pistola ad aria compressa, stanno facendo discutere (non poco) docenti e genitori.
Secondo quanto riporta il quotidiano Repubblica, la Procura dei Minori di Venezia avrebbe chiesto l’archiviazione dell’inchiesta aperta nei confronti di 21 studenti perché “deridere in massa un’insegnante che in classe viene presa come bersaglio con una pistola ad aria compressa non è un fatto penalmente rilevante”.

La docente coinvolta si è detta “delusa”, mentre nei social non mancano critiche anche forti nei confronti dei giudici, considerati troppo “buonisti”.

La questione, però, va analizzata anche in modo un po’ più “oggettivo”.
Il gesto degli studenti è stato gravissimo e non può certamente essere derubricato a una semplice “ragazzata” solo perché i giudici hanno deciso come sappiamo.
Ora, un punto va chiarito: che i giudici dicano che il fatto non sia penalmente rilevante non significa assolutamente che l’accaduto sia irrilevante sotto altri aspetti.
E gli altri aspetti sono davvero tanti.

Intanto c’è una questione “etica” di carattere generale e sulla quale non c’è neppure bisogno di soffermarsi troppo: è del tutto evidente che umiliare un’altra persona in quel modo (non importa se sia un insegnante o un compagno di classe) è un gesto riprovevole perché a nessuno di noi farebbe piacere essere oggetto di un simile trattamento.
Poi c’è una questione che potrebbe avere risvolti legali di non poco conto: il giudice ha detto che non c’è rilevanza penale ma nulla ha detto sugli aspetti civilistici; siamo davvero sicuri che gli studenti coinvolti non abbiano provocato un danno di qualche tipo alla docente?
Per esempio un danno psicologico o professionale?
Può essere, per esempio, che, dopo una esperienza del genere la docente non si senta più serena quanto entra in una classe di ragazzi “turbolenti” o che possa evitare di rimproverare uno studente nel timore di essere aggredita?
Ma ovviamente in un caso del genere ci sono sicuramente responsabilità di natura disciplinare e quindi alcuni commenti che abbiamo letto in queste ore nei social ci sembrano piuttosto fuori luogo: la decisione dei giudici veneti non è affatto un “via libera” a comportamenti analoghi; i giudici dicono che non c’è reato, non sostengono che quel comportamento sia corretto.
Non dimentichiamolo.

Reginaldo Palermo

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