Pugno duro per gli studenti che si sono resi protagonisti dell’aggressione al loro prof di italiano, nel corso di una lezione in un istituto tecnico commerciale di Lucca: il Consiglio di Classe, riunitosi in via straordinaria, ha deciso di procedere per la sospensione di cinque studenti, la cui lunga durata comporterà la sicura bocciatura; mentre per un sesto studente, la sospensione sarà “solo” di 15 giorni e si valuterà in sede di scrutinio se ammetterlo all’anno successivo. I provvedimenti dovranno ora passare per il Consiglio di istituto.
Intanto, come avevamo paventato, sotto la lente di ingrandimento passerà anche il comportamento dell’insegnante “bullizzato”, che non avrebbe denunciato a nessuno, nemmeno al suo dirigente scolastico, quanto accaduto nell’aula, con alcuni alunni impegnati pure nel riprendere l’accaduto, con lo Smarphone, per poi riversarlo in rete.
“Anche il comportamento del docente preso di mira dai ‘bulli’ della classe dell’Itc Carrara di Lucca sarà valutata dal consiglio d’Istituto”, ha detto il preside della scuola, Cesare Lazzari al termine del consiglio di classe.
“Lo faremo con molta attenzione per lui e non solo per lui”, ha aggiunto il preside spiegando che il tempo a disposizione per chiudere questa valutazione è di 30 giorni.
Nel frattempo, a dire la sua sull’accaduto è anche il professor Alessandro Bedini, docente di Scienze motorie nella classe dell’Itc Carrara dove si sono registrati gli episodi di bullismo contro il collega di italiano: “quella è una classe difficile, fin dall’inizio anche se nessuno di noi poteva pensare si arrivasse a questo”.
Parlando degli studenti che ora saranno sospesi dalle lezioni, il prof Bedini ha aggiunto che “alcuni di loro avevano già avuto altre sospensioni nel corso dell’anno, ma questa volta è veramente grave”.
Intanto, gli studenti della scuola intendono organizzare un’assemblea o un’altra manifestazione per difendere il buon nome dell’istituto. “E fanno bene”, ha commentato Bedini che, a chi gli chiedeva se prima d’ora si fosse mai ritrovato in situazioni così gravi ha risposto: “sì, un’altra volta, 30 anni fa, quando insegnavo a Milano. Ma allora non c’erano i telefonini”.
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