Sembra questa l’ipotesi su cui starebbero ragionando i tecnici del MIUR in questi giorni, almeno secondo quanto scritto da Italia Oggi (25/11/’14), cioè creare un unico organico di ruolo funzionale senza distinzione tra i docenti già di ruolo e l’esercito dei nuovi assunti dalle GAE, secondo quanto previsto nel Documento del Governo, ora rafforzato dalla sentenza della Corte europea. Le motivazioni addotte sarebbero: evitare l’accusa al Governo di creare personale di serie A e di serie B, dare vita a un restyling dell’organizzazione delle cattedre e della gestione degli insegnanti ed infine eliminare i problemi di mobilità derivanti da due organici distinti.
Ci chiediamo – non sarebbe il caso di smetterla con la tesi dell’ugualitarismo di massa sempre e comunque? Le rapide trasformazioni sociali degli ultimi decenni hanno portato al cambiamento anche dei valori e dei significati, ponendo nuove e più complesse sfide a chi si occupa di educazione e di formazione. Un mutamento di prospettive, dunque, che porta ad un ripensamento della figura dell’insegnante e soprattutto delle sue competenze professionali. Per questo riteniamo che sia urgente richiamare l’impegno del legislatore per assicurare non una gigantesca melassa di professionalità indistinte bensì una differenziazione di ruoli basata sulle specifiche competenze di livello maturate dagli insegnanti.
Indubbiamente, potremmo credere che una flessibilità che fa capo alla rete di scuole e un’autonomia che porta il miglior docente al suo posto, che sia cattedra o supplenza, migliorerebbero l’organizzazione delle cattedre e la gestione degli insegnanti.
Ma sanno i tecnici del MIUR cosa significa organizzare le cattedre e soprattutto si rendono conto di quanto sarebbe rispondente alle aspirazioni professionali e alla carriera di un docente con molti anni di ruolo e di esperienza nella scuola, magari con master e specializzazioni, fare solo supplenze?
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