Una docente di sostegno non potrà più stare al fianco di uno studente con disabilità che si era affezionato moltissimo a lei. Questa storia, che probabilmente assomiglierà a tante altre, è stata raccontata dal quotidiano La Repubblica, e riguarda una precaria di 38 anni e uno studente con autismo pugliese di 16 anni.
Purtroppo si è avverato ciò che lo studente non si augurava. Ecco la lettera che lo scorso giugno il ragazzo ha scritto alla docente: “Cara prof, è stato bellissimo questo biennio, ricco di esperienze, studio e sport. Io sono molto fiero dell’aiuto e della collaborazione che ci siamo dati e spero che ci potremmo rivedere nel triennio per affrontare nuovi percorsi di vita”.
Purtroppo non sarà così: “Mi è stata assegnata un’altra cattedra dopo due anni – spiega l’insegnante – perché sono state aggiornate le graduatorie, che rispondono a logiche numeriche e nelle quali sono stati inseriti a pettine coloro che hanno conseguito il tfa per il sostegno con corsi all’estero, non tutti equipollenti al nostro. E nessuno fa controlli. Io ho preso la specializzazione in Italia, all’Università di Bari, con sudore”.
“È un ragazzo autistico, molto volenteroso. Abbiamo lavorato a stretto contatto anche con la famiglia. E già dal primo anno mi hanno chiesto se ci sarei stata ancora”, ha ricordato la docente. “La madre del ragazzo ci è rimasta male, quando ha saputo che sarei andata via. I ragazzi sembrano soltanto numeri, non vengono rispettate le esigenze, avevo espresso il desiderio di salutarlo. Ma la madre mi ha detto che era meglio lasciare stare, che il figlio aveva bisogno di metabolizzare la notizia. Alcuni compagni di classe gli hanno chiesto che fine avessi fatto e di provare a farmi tornare indietro, ma noi docenti non possiamo fare nulla”.
Si parla moltissimo di continuità didattica e di docenti precari che spesso sono costretti ad “abbandonare” i propri studenti perché non di ruolo in una determinata classe. Un video che ritrae una docente di educazione fisica di scuola primaria che cerca di spiegare questa situazione ai propri alunni, dei bambini.
“Dal prossimo anno purtroppo non si sa dove sarò. Non mi hanno messa in questa scuola fissa, capito? Non so come spiegarvelo. Alcuni insegnanti finiscono in una scuola e ogni anno stanno lì. Alcune maestre, soprattutto quelle giovani, ogni anno si devono spostare di scuola in scuola. Le insegnanti possono scegliere…”, queste le parole della docente, prima di essere interrotta dalle urla dei bambini, che non vogliono salutare la loro insegnante: “Scegli noi! Io voglio te”.
“Funziona come nelle gare, se vinci hai la possibilità di scegliere la scuola in cui stare. Dipende da me, dovrei vincere una gara. Ci chiedono veramente tanto allenamento, non lo stanno rendendo molto facile anche allenandosi molto”; ha concluso con amarezza, facendo un riferimento al sistema di reclutamento dei docenti.
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