Una docente di francese presso un liceo romano, dal 20 dicembre sospesa dall’insegnamento perché non si è voluta vaccinare, dopo che si è sentita isolata e abbandonata dai colleghi, ora, con la possibilità di rientrare a scuola dal 1° aprile, il suo unico desiderio è rivedere i suoi alunni che ha dovuto lasciare senza averli potuto nemmeno salutare.
E in questi frangenti ha dichiarato che, oltre a non avere paura a svolgere qualunque mansione pur di ritornare a scuola, tuttavia sente una certa angoscia, “ho perso fiducia in tutto, vorrei rivedere i ragazzi ma ho problemi a rivedere i colleghi: si sono tutti girati dall’altra parte. Ho ricevuto due bellissime lettere dai miei studenti e una collega mi ha detto che chiedono sempre di me. A dicembre, da un giorno all’altro, non solo non ho potuto più insegnare ma non più potuto avere accesso al registro elettronico, dal quale avevo notizie sull’andamento dei miei studenti”.
Eppure, racconta la professoressa, “ho continuato a lavorare, a correggere i compiti in classe, che avevo portato a casa prima di saper di sapere di essere stata sospesa, a sentirmi con la collega che mi ha sostituito e a parlare telefonicamente con colleghi alle prese con gli scrutini: non potevo certo abbandonare i ragazzi”. Fa tuttavia specie, secondo il suo racconto, di non essere stata supportata nemmeno dal sindacato: “fino al 15 dicembre sono andata a scuola facendo ogni tre giorni un tampone, poi ho capito che potevo essere sospesa se non accettavo la vaccinazione ma le regole erano confuse, nessuno diceva cosa bisognava fare, non capivo se dovevo presentarmi a scuola o no e fino a quando sarebbe durata la sospensione; sono iscritta alla Cgil che però è pro vaccino e quindi non era da loro che potevo avere aiuto. Gli amici mi hanno consigliato di cucinare cibi vegani per loro e così di mantenermi economicamente in questi mesi. E’ stato un incubo”.