Una gita scolastica in Brasile è diventata un vero e proprio calvario per un docente, una classe e i genitori di alcuni studenti. La vicenda, relativa allo scorso anno, è stata raccontata da La Repubblica e riguarda un insegnante di inglese di un liceo scientifico milanese.
Più che una gita, va detto, si trattava di un soggiorno estivo per svolgere due settimane di volontariato in Brasile. Al centro dell’inghippo ci sarebbe l’agenzia viaggi cui si era rivolto il docente, che ha preso i soldi ma poi è scappata, risultando in seguito aver già avuto grane ed essere stata già praticamente chiusa.
Il prof raggirato ha sporto sì denuncia risarcendo di tasca propria le famiglie, ma non ha mai chiarito del tutto alcuni passaggi rimasti oscuri su prenotazioni, anticipi, contratti. Così, alla fine, alcuni genitori hanno presentato un esposto in procura per tentata truffa anche nei suoi confronti.
A questa proposta del docente di inglese avevano aderito ventotto studenti, anche di altri istituti. Gli anticipi sui biglietti dei voli per Rio de Janeiro (minimo 1600 euro a testa) erano già stati versati mesi prima, le famiglie avevano programmato le proprie vacanze tenendo conto delle date.
Man mano che si avvicinava il momento della partenza, però, il prof da un lato confermava a grandi linee sulla chat dei genitori che avevano aderito, ma dall’altro sarebbe stato restio a fornire dettagli su voli, soggiorno, impegni programmati. Finché a fine luglio, a meno di una settimana dalla partenza, improvvisamente il patatrac. I ragazzi vengono informati dal prof che i biglietti dei voli in realtà non ci sono.
In un video-incontro con i genitori il prof ammette sconsolato di essere stato truffato da un’agenzia di viaggi del napoletano dice che farà denuncia, rassicura sui rimborsi da parte dell’assicurazione e rilancia proponendo solo uno slittamento di date per chi ci fosse stato. Aderiscono in sette, ma il resto del gruppo non si accontenta delle spiegazioni del docente e comincia a darsi da fare alla ricerca dei particolari su quanto avvenuto, anche perché il prof, nel contempo, non risponde in chat o al telefono.
Così viene fuori che l’agenzia in questione sarebbe già stata chiusa da mesi, protagonista di precedenti truffe riferite da giornali sul web; che la “Cambridge house english school” sul cui conto le famiglie avevano fatto confluire le quote di adesione era in realtà una società dello stesso prof già in liquidazione; che nella denuncia del docente contro l’agenzia viaggi veniva indicato un Iban (quello a cui il prof aveva girato gli oltre 25 mila euro delle iscrizioni) che però risultava inesistente.
Le famiglie che hanno deciso ugualmente di rivolgersi al magistrato denunciando il prof per tentata truffa hanno elencato una serie di altri danni subiti per la vacanza rovinata, tra cui la loro, a Ibiza, da cui erano dovuti rientrare a Milano in anticipo in vista della partenza, poi fallita, per Rio.
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