Una storia particolare quella di un insegnante precario di religione cattolica che ha deciso di cambiare vita lavorativa e diventare rider. Secondo Il Corriere della Sera il docente 47enne, che ha due lauree, in filosofia e teologia, è contento della sua scelta.
“È tutto precariato, non è che uno può fare ‘sta vita”
Ecco le sue parole: “Faccio il rider dalla pandemia, prima ero un insegnante precario e in quel periodo i supplenti non hanno lavorato. La scuola è un macello. È tutto precariato, non è che uno può fare ‘sta vita. In più stavo completando il percorso da donna a uomo, anche per questo non me la sentivo di entrare in classe. Così, su consiglio di un amico 20enne, mi sono candidato. Figurati se mi prendono a 40 anni, pensavo. Invece, preso subito. Non avrei mai pensato di fare il rider”.
A quanto pare l’uomo, a fine mese, riesce a portare a casa uno stipendio più alto e stabile: “Ho un contratto part-time a tempo indeterminato e un buon stipendio a fine mese anche grazie a uno scatto di anzianità. Non è poco. Quando insegnavo avevo più stress mentale. Il rider è una cosa fisica. Ho iniziato con la bici classica ed era molto faticoso. Ora ho una e-bike, va molto meglio. E il lavoro mi piace”.
“La sera è pericolosa”
L’ex docente non si è pentito: “Per il momento la scuola non mi manca. E poi il nostro è un servizio utile anche se la gente pensa che a chiamarci siano solo i ragazzini. Invece spesso consegno ad ammalati in ospedale, invalidi, gente che lavora e non può staccare, polizia, carabinieri. Durante il Covid poi eravamo fondamentali, infatti allora c’era un botto di rider in giro. Poi ci siamo assestati sui numeri di adesso”.
“La sera è pericolosa anche per me. Sono stato aggredito tre volte: una volta mi volevano rubare il cellulare, poi uno con lo scooter mi ha spinto fuori strada e un’altra volta mi è capitato di essere aggredito da rider di altri marchi, del resto il nostro è un lavoro che ti prendi la roba e te ne vai, non c’è tempo per socializzare: dobbiamo pedalare”, ha aggiunto.