Sembra plausibile l’interpretazione su come le scuole verificheranno il possesso del Green pass fornita alla Tecnica della Scuola da Emanuele Contu, dirigente scolastico presso l’Istituto superiore Puecher-Olivetti di Rho: “l’unico modo per essere certi del possesso del certificato verde” per non infrangere le norme sulla privacy è quello “di controllare tutte le mattine, con qualche grattacapo organizzativo legato ad esempio alle scuole organizzate su molti plessi”, ha dichiarato Contu alla nostra testata.
Poco dopo, si è espresso sulla stessa lunghezza d’onda Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: parlando a Sky Tg24, il numero uno dell’Anp ha detto che “in attesa della circolare esplicativa del ministero”, il rischio alle condizioni approvate oggi è che “si verifichino lunghe code davanti alle scuole all’orario di entrata dei docenti, che in genere avviene pochi minuti prima dell’inizio delle lezioni”.
Giannelli spera, però, che il controllo possa attuarsi diversamente. “L’unico modo per semplificare le procedure sui controlli del Green pass sarebbe quello di effettuarli solo su chi non è vaccinato”.
Per questo, i presidi hanno già “chiesto al ministero dell’Istruzione di poter avere uno scambio con le Asl per sapere chi non sono i vaccinati e chi sono quelli che non hanno il Green pass, ma finora non abbiamo avuto risposte”, ha concluso Giannelli con un certo rammarico.
Significativa è anche la dichiarazione rilasciata dal presidente Udir, Marcello Pacifico, secondo il quale “alla riapertura della scuola settembre, non sarà utile fare gli sceriffi per le sanzioni da comminare al personale privo di Green pass. Non sono solo questi i problemi dei dirigenti scolastici”.
“Questa semmai è una ulteriore incombenza che viene posta al dirigente scolastico”, ha sottolineato il rappresentante del sindacato dei presidi.
Cosa potrebbe accadere, allora, nei prossimi giorni? Sicuramente sarà molto importante capire qual è la quantità complessiva dei non vaccinati. Oggi la Cisl Scuola ha stimato, considerando i precari non più sotto contratto, i lavoratori fragili e guariti dal Covid, che sarebbero “meno di 100mila persone non vaccinate tra docenti, bidelli e altre figure del personale scolastico”.
Se così fosse, scenderebbe dal 15-16% al di sotto del 10% la percentuale effettiva dei no-vax tra docenti e Ata.
Si tratterebbe di un risultato sicuramente importante. A sperarci è anche il Commissario per l’Emergenza, Francesco Figliuolo, che non a caso a luglio ha chiesto ai governatori che guidano le Regioni di consegnare entro il 20 agosto (cioè oggi) i numeri certi del personale scolastico non vaccinato.
Se, come molti sperano, il fenomeno dei no-vax tra il personale della scuola si rivelasse minimale, o concentrato su poche regioni, allora l’attuale intransigenza del governo e del ministero dell’Istruzione potrebbe ridursi. Permettendo così ai dirigenti di potersi concentrare anche su altri problemi, a cominciare da quello della gestione degli spazi, che ad oggi continua a rivelarsi determinante per permettere garantire il distanziamento la didattica in presenza.
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