La professoressa palermitana Rosa Maria Dell'Aira
Sulla scrivania del ministro dell’Istruzione continuano giungere richieste per la cancellazione dell’ingiusta punizione comminata in primavera, 15 giorni di sospensione, alla professoressa palermitana Rosa Maria Dell’Aira per non avere impedito la pubblicazione di un video dei suoi studenti nel quale si intravedeva l’associazione delle leggi razziali del periodo mussoliniano al decreto “sicurezza” voluto dall’ex vicepremier leghista Matteo Salvini.
Il problema, come spiegato dalla Tecnica della Scuola, è che ad avere assegnato la punizione alla docente fu il dottor Marco Anello, dirigente responsabile dell’Ufficio scolastico territoriale di Palermo, e nessuno, nemmeno il ministro dell’Istruzione, può superare il provvedimento punitivo. Anche se ingiusto. Solo lui, il dottor Anello, potrebbe revocarlo.
Tanto è vero che lo stesso ex ministro Marco Bussetti, dopo essersi impegnato personalmente, con l’ex vicepremier Matteo Salvini, a cancellare il provvedimento, non è mai riuscito a portare a termine la promessa data personalmente il 21 maggio scorso alla docente.
L’ultimo, in ordine cronologico, a chiedere di annullare il provvedimento è stato Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu.
“Caro ministro Fioramonti – ha detto Fratoianni – vediamo che ancora non è stata trovata nessuna soluzione per rivedere l’assurdo provvedimento punitivo che colpì la docente di Palermo sospesa e allontanata dalla sua scuola per non aver vigilato su un lavoro dei suoi studenti dove veniva criticato Salvini”.
La prof, che aveva subito anche l’onta della riduzione stipendiale, dopo le due settimane di sospensione tornò in servizio. Poi, però, il caso è finito nelle mani dei giudici, senza che il Miur agisse in alcun senso.
“E tutto è fermo – ha continuato il parlamentare di Leu – nonostante gli incontri con l’allora ministro dell’interno, nonostante gli annunci sulla soluzione tecnica dell’allora titolare del Miur, eccetera eccetera”.
“Lo Stato – ha concluso l’esponente di LeU – non ci fa proprio una bella figura in questa vicenda vogliamo continuare ad essere prigionieri dell`ottusità burocratica o apriamo una nuova pagina?”.
Nei giorni scorsi, a chiedere una soluzione analoga era stata Anna Ascani (Pd), subito dopo essere stata nominata viceministro all’Istruzione.
“Penso che sia opportuno dare un segnale forte – ha detto la democratica – chiudendo definitivamente lo spiacevole caso dell’insegnante di Palermo, sospesa dalla docenza per un dibattito sulle leggi razziali avvenuto in una sua classe”.
“Ho chiesto al ministro Fioramonti – ha concluso Ascani – di procedere in questo senso e lavoreremo insieme per chiudere al più presto chiudere una pagina nera per la scuola”.
Le parole della Ascani sono state commentate da Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola: “apprendiamo con soddisfazione che si vuole porre un freno al condizionamento che in questi anni si è operato a danno dei docenti”.
“È una circostanza – ha continuato il sindacalista – che ci fa contenti. Contemporaneamente chiediamo che siano reintrodotte sedi di garanzia della libertà di insegnamento”, invece “smantellate dalla riforma di Brunetta. Un meccanismo che permette ingerenze, come quella della vicenda di Palermo, a cui neanche i ministri possono porre termine”.
Secondo Turi, “va posto un termine a norme che hanno natura punitiva e condizionante della libertà di insegnamento. Reintrodurre sedi di garanzia può permettere di prevenire casi come quelli più volte ripresi dalle cronache, di vessazioni e ingiustizie. Questo restituirebbe la dignità della funzione docente e della scuola stessa che va assolutamente recuperata”.
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