Non ha destato repliche in seno al Governo e a viale Trastevere la sottolineatura del quotidiano “Repubblica” sul sensibile innalzamento dell’età media degli insegnanti della scuola italiana, estrapolato da una rielaborazione del quadro numerico dell’anno scolastico 2009/2010 emesso dallo stesso ministero dell’Istruzione. Eppure le osservazioni, mosse dal quotidiano, comprendenti delle accuse non proprio velate, non erano di poco conto. Nell’articolo sono state dapprima diffuse le cifre che testimoniano una chiara tendenza all’invecchiamento dei prof: “nel 1998 l’età media degli insegnanti – ha scritto Repubblica – superava appena i 45 anni, oggi siamo oltre i 50; se 12 anni fa 4 maestre di scuola materna e 6 colleghe di scuola elementare non avevano ancora spento 30 candeline, oggi se ne conta meno di una su cento. Quasi nessuno, invece, tra le fila dei prof di scuola media e superiore; gli under 40 costituiscono una sparuta minoranza: appena 13 su 100; e i dirigenti scolastici, chiamati a traghettare la scuola nel terzo millennio? Hanno in media 58 anni e gli under 40 non esistono quasi”. Per finire uno sguardo ai precari: “ hanno in media 39 anni, otto su 100 ne hanno più di 50 e qualcuno ha oltrepassato i 60”. Dopo uno sguardo a quanto accade all’estero (“In Francia, gli under 40 rappresentano il 43 per cento e oltreoceano succede altrettanto: negli Stati Uniti siamo al 42% e in Giappone al 40”), nello stesso articolo si è cercato di identificare i motivi di un fenomeno che, alla luce dei recenti provvedimenti del Governo, non sembra destinato ad arrestarsi. Anzi. “A imbiancare le teste dei docenti – si legge – hanno contribuito i tagli agli organici e l’allungamento dell’età pensionabile”.
A sostenere la tesi del quotidiano è stata Mariangela Bastico (Pd), forte del suo ruolo di viceministro nell’ultimo Governo Prodi: “sono convinta – ha dichiarato Bastico – che il problema non stia nell’età degli insegnanti”, ma “nello scarso ricambio, nell’insufficiente ingresso di docenti giovani. Di questo sono causa le politiche del Governo, in particolare: i pesantissimi tagli dei docenti, che hanno ridotto enormemente i posti vacanti e l’immissione in ruolo di giovani insegnanti”.
In effetti, se anche il Governo per cui operò Bastico programmò alcune migliaia di cancellazioni di cattedre, è un dato di fatto che con la Finanziaria Prodi del 2007 fu approvato un piano triennale di150 mila immissioni in ruolo (a causa della fine anticipata della Legislatura fu attuata solo la prima tranche da 50.000).
Bastico torna oggi sul provvedimento che prevedeva quelle assunzioni interrotte, sostenendo che “se non fosse stato disapplicato dal governo Berlusconi”, poiché mai nessuna legge è stata votata per annullarlo, ciò avrebbe di sicuro “abbassato l’età media dei docenti, stabilizzato tanto personale precario e superato la permanenza troppo prolungata dei precari nelle graduatorie ad esaurimento, che toglie la continuità didattica e costringe ad una continua incertezza tanti docenti”.
Ed in futuro, sempre per la Bastico, l’età media degli insegnanti italiani si alzerà ulteriormente: poiché “la manovra Tremonti, attualmente in discussione in Parlamento, innalza per le donne l’età pensionabile a 65 anni” è inevitabile che si andrà verso una “più prolungata permanenza dei docenti nella scuola”. Facendo diventare, con ogni probabilità, il nostro corpo docente tra i più “esperti” al mondo.