Ormai sembra chiara la linea dei partiti politici nei confronti della scuola e in qualche modo l’avevamo già anticipata, quando abbiamo rispolverato l’armamentario “ideologico” della forze che il 4 marzo si contenderanno il Governo del Paese, posto che qualcuna di esse avrà la maggioranza, per dettare le proprie leggi. In contemporanea, dalla Tecnica della Scuola parte un invito: “Prof di tutta Italia, unitevi”.
Nulla di nuovo dunque, ad eccezione dei dettagli che fra non molto avremo modo di esaminare. Nelle linee generali a parlarne è anche il Sole 24 Ore, secondo il quale, se il Pd cerca di ricucire il rapporto con i docenti, valorizzando la professione insegnante, un nuovo sistema di formazione iniziale e reclutamento, Forza Italia guarda invece con priorità al collegamento con il mondo del lavoro e plaude alle superiori in quattro anni, fermo restando il sostegno alle scuole paritarie.
Il M5S insiste su una vera formazione professionalizzante, difende l’alternanza, purché sia di maggiore qualità e con fondi e strutture di supporto a presidi e imprenditori.
La Lega rispolvera i concorsi su base regionale e Liberi e Uguali vuole abrogare la riforma Renzi-Giannini, accompagnata da un piano per risolvere, definitivamente, il tema del precariato.
Quattro conti e ritorniamo ai programmi delle elezioni scorse, come infatti dimostrano le parole, riportate sempre dal Sole 24 Ore, di Valentina Aprea, ex sottosegretario al Miur, di Forza Italia: con l’alternanza si recupera “un principio già introdotto con la legge 53 del 2003 dal governo Berlusconi. E sono favorevolissima a espandere la sperimentazione delle superiori a quattro anni, consentendo agli alunni anche l’adesione in via volontaria. La chiamata diretta dei docenti va rilanciata; gli Its devono decollare, e diventare smart academy”.
E in tutta onestà, queste divisioni sulla scuola ci paiono del tutto balzane, perniciose e perfino subdole, perché l’obiettivo sotteso dei partiti è carpire il malcontento per accaparrarsi voti, non già cercare una intesa comune nella generale considerazione che l’istruzione, e una buona istruzione, non ha colori e né sapori politici, perché appartiene a tutta la Nazione.
Organizzare la scuola per renderla efficiente ed efficace, valorizzando sia la formazione dei ragazzi e sia la professionalità dei docenti, dovrebbe essere un caposaldo comune attorno a cui si discute insieme, mentre nuovi scontri ideologici appaiono all’orizzonte.
Per questo diciamo ai prof, che sono in trincea ogni giorno e sanno bene quali sono i punti deboli del nostro sistema, di unirsi e fare valere la loro forza che è notevole, come ben sanno i partiti che si contendono il Parlamento.
Per approfondimenti: “Verso il 4 marzo, per la scuola è tutti contro tutti. I programmi dei partiti politici“.
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