La storia di Miriam, docente alla Bicocca di Torino, è di quelle che non ti aspetti. Nell’era delle professioni applicate al digitale, a 34 anni ha lasciato l’Università, una probabile positiva carriera accademica, per dedicarsi all’artigianato più tradizionale: il mestiere del ciabattino.
È davvero coraggiosa la sua scelta, dopo la magistrale in Ecodesign, il dottorato, una borsa di ricerca e due figli, ha deciso di mettere la laurea in un cassetto per rimettersi in discussione. E andare a vivere quel il sogno nascosto da tempo: martellare, cucire, scegliere le pelli, costruire e fare scarpe.
“DA BIMBA ERO FISSATA CON GLI ZOCCOLI”
“Da bambina ero fissata con gli zoccoli– ha raccontato in un’intervista alla Stampa, la protagonista di questa storia d’altri tempi – li tenevo anche per dormire. Nel 2002 mi sono iscritta al Poli, c’erano i designer professionisti che insegnavano: mi sono innamorata, ma la carriera accademica non era per me.”
Ma nulla del passato è perso, anzi Miriam ritiene di fare tesoro dell’esperienza passata “All’Università ho imparato a progettare. E oggi per fare scarpe bisogna fare ricerca”
Oggi quello del calzolaio è un mestiere in estinzione che ha bisogno di forze e menti fresche per farlo evolvere e adeguare alle nuove logiche del mercato e della società attuale.
A TORINO SOLO 10 CIABATTINE
Secondo la Camera di Commercio, infatti a Torino ci sono solo 119 ciabattini, tra cui solo 10 donne. Tutti sono in grado di riparare un tacco, ma scegliere in maniera professionale le pelli, lavorarle per una ventina di ore e trasformarle in una francesina o uno stivaletto, è un altro mestiere che pochi sanno fare. “Siamo rimasti in pochissimi a saperlo fare: non c’è ricambio”, rivela Giuseppe Rondinella, che ha cominciato a 15 anni, nel ’91, nel negozio sotto casa.
Oggi è la bottega dove si riforniscono tutti i vip e dove Miriam va ad imparare il nuovo mestiere.
“Non ho mai visto nessuno con così tanta passione. Si è presentata con un suo modello ai piedi” racconta il suo nuovo datore di lavoro. E i suoi modelli li puoi trovare sulla sua pagina di Facebook, una delle evoluzioni della professione artigiana.
SERVONO ANCHE LE NUOVE TECNOLOGIE
Scelta dei materiali, idee precise, tanta voglia di fare, passione e uso dei social per comunicare e vendere i suoi prodotti.
Questa la ricetta della nostra professoressa perché a suo dire “C’è richiesta, e la gente che cerca questa scarpe non ha tante alternative”.
Una ricetta che la sta portando ad esporre al Lingotto per Dreamers, la fiera dei visionari della moda.