Categorie: Riforme

Professionali: a sorpresa dal 2009 via l’approfondimento anche al terzo anno

Ora è ufficiale: con un anno di anticipo rispetto ai licei ed agli istituti tecnici, nei professionali un pezzo di riforma, quella che prevede la riduzione delle ore settimanali di insegnamento, verrà completata già dal prossimo anno. Lo schema di regolamento attuativo per la riorganizzazione di tutti i cicli scolastici contiene un riferimento alle classi terze di questo segmento di istituti: dal prossimo anno anche gli studenti del terzo iscritti ad un corso professionale praticheranno infatti un orario settimanale di 36 ore abbandonando così definitivamente quello tradizionale di 40 ore. A dare il là all’operazione (di uniformità dell’offerta formativa e di adeguamento agli orari dell’Ue) era stato nel 2007 il Ministro Fioroni: attraverso il Decreto n. 41 aveva provveduto ad eliminare le quattro ore di approfondimento dalla prima annualità (nel 2007/08) e poi anche della seconda (a partire dallo scorso settembre).
Nel provvedimento, firmato dallo stesso Fioroni, non vi era però alcun riferimento al terzo superiore: la riduzione del piano orario settimanale a 36 ore era infatti prevista solamente per le “classi prime, con estensione alle classi seconde dall’anno scolastico 2008/2009”. Ciò perché, probabilmente, il Ministero contava nel frattempo di far entrare a regime la riforma degli istituti superiori. Un provvedimento successivo, di più ampia portata, avrebbe così messo mano anche all’impianto orario delle superiori, reputato eccessivo e quindi anacronistico. La caduta del Governo ha però evidentemente cambiato il corso delle cose. E le classi terze dei professionali, al termine della cui frequenza sono previsti gli esami di qualifica, sembravano così destinate a mantenere la vecchia offerta formativa.
Nello Schema di regolamento dello scorso 18 dicembre arriva però la revisione anche per loro provvedendo all’equiparazione orario al biennio iniziale: all’interno dell’art. 21 (Determinazione delle cattedre e dei posti di insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado)  si legge infatti che “la riconduzione a 18 ore si intende applicata anche alle classi terze degli istituti professionali per le quali è effettuata la riduzione del carico orario delle lezioni a 36 ore settimanali prevista dal D.M. n. 41 del 25 maggio, emanato in applicazione dell’art. 1, comma 605, lettera f), della Legge 27 dicembre 2006, n. 296”.
Da un punto di vista dei contenuti l’operazione non cambierà di molto le cose: le quattro ore verranno infatti sottratte, esattamente come già accaduto nei primi due anni di corso, dall’area di approfondimento. Si tratta di insegnamenti che ogni istituto decideva di impartire sulla base di proprie esigenze legate alle particolarità dei propri studenti: in alcune scuole professionali si propendeva per l’intensificazione delle ore di laboratorio, in altre di quelle professionali teoriche ed in altre ancora per il potenziamento delle discipline di base (come l’italiano, la matematica o l’inglese). Il tutto sulla base delle carenze preponderanti dei propri iscritti. Dal prossimo anno questo non accadrà più.  
Se gli studenti che frequenteranno il terzo superiore tireranno un sospiro di sollievo, visto che erano costretti ad un orario più lungo di tutti i compagni d’istituto, lo stesso non si potrà certo dire per i docenti: soprattutto per quelli precari. Facendo un calcolo sommario, la mossa del Miur permetterà infatti di far risparmiare all’erario diverse migliaia di spezzoni: che sommati risultano pari ad almeno un migliaio di cattedre.
Come si arriva a questa cifra? Basta moltiplicare le quattro ore in meno per i circa 1.400 istituti professionali sparsi per la penisola e quindi moltiplicare ancora per le almeno tre sezioni che mediamente ogni istituto detiene: ecco che si raggiungono quasi 17.000 ore complessive. E dividendole per 18 si sfiora appunto quota mille. Un taglio di posti che non faranno certo piacere ai sindacati. Mentre, in tempi di tagli estremi come gli attuali, per i tecnici di viale Trastevere si tratta senza dubbio di un bel punto a favore. Certo, la prospettiva di eliminare circa 10.000 posti per ciclo ed altrettanti per gli Ata rimane lontana, ma se queste sono le basi l’obiettivo diventa sicuramente più fattibile. Ed in ogni caso, è bene ricordarlo, che a far quadrare i conti ci penserà comunque la cosiddetta clausula di salvaguardia introdotta dagli ultimi due Ministri dell’Economia.
 
Alessandro Giuliani

Condividi
Pubblicato da
Alessandro Giuliani

Articoli recenti

Stipendi docenti e Ata, altroché buon Natale. Da 6 anni consecutivi hanno nei loro cedolini la voce di indennità di “Vacanza contrattuale”

Oggi è un giorno particolare, il giorno della natività del Signore, simbolo di rinascita, ma…

25/12/2024

Cyberbullismo scuola, arriva l’app che lo previene agendo sulle chat della scuola: ecco come funziona l’algoritmo

A Milano, grazie alla collaborazione tra Università di Padova e Fondazione Carolina e al contributo…

25/12/2024

Ambienti di apprendimento, esempi: perché una didattica che li attenziona aiuta chi fatica seguire lezioni tradizionali?

Ambienti di apprendimento inclusivi, come aule flessibili o digitali, promuovono partecipazione attiva e personalizzazione. Offrono…

25/12/2024

Grammatica valenziale, esempi da applicare in classe: come progettare la didattica?

La grammatica valenziale aiuta gli studenti a comprendere la struttura della frase tramite il nucleo…

25/12/2024

Come insegnare sostegno senza specializzazione? Un percorso per chi non ha il Tfa e nemmeno tre anni di servizio

Insegnare sul sostegno senza avere una specializzazione specifica può sembrare una sfida complessa, ma non…

25/12/2024

Legge di Bilancio 2025: cosa cambia per la scuola

Con l'approvazione alla Camera della Legge di Bilancio 2025, il sistema scolastico italiano si prepara…

24/12/2024