Sono smarrito dinanzi alle scelte che il Miur sta operando in merito alla non applicazione della sentenza del Consiglio di Stato, a cui si accompagnano le sentenze del Tar del Lazio, in merito al ripristino delle ore di Laboratorio di Informatica (sentenza n. 3527/2013, sentenza n. 6438/2015, e sentenza n. 3019 dell’8 marzo 2016) sentenza n. 6438/2015), in ragione della mancanza dei criteri di riduzione, applicati anche alle classi intermedie nel taglio delle ore di curriculo, ed il taglio del 25 per cento dell’orario di insegnamento materie con non meno di 99 ore annue, che le rispettive riforme dell’on. Fioroni e soprattutto dell’on. Gelmini (ossia il DPR n. 87/2010, che riguarda gli istituti professionali, e il DPR 88/2010, riferente gli istituti tecnici).
Questo ha comportato il conseguente impoverimento generale della formazione tecnica e tecnico pratica utile per formare le figure intermedie richieste dal mercato del lavoro, e non ultimo il rischio di estinzione, senza possibilità di un reintegro nel sistema scolastico degli ITP (insegnanti tecnico pratici), andando così ad infoltire la già considerevole lista dei soprannumerari.
A tale forte pronunciamento il Governo ha posto in essere dei decreti integrativi, che hanno già superato il vaglio delle commissioni parlamentari e che adesso devono essere approvati definitivamente dall’Esecutivo. I decreti non ripristinano le ore tagliate ma, sulla base dell’esito del contenzioso, sono volti a fornire le motivazioni che hanno condotto alla riduzione del monte ore annuale degli istituti suddetti (marzo 2017). Motivazioni che io credo, per esperienza, siano da trovarsi nella errata confusione dei ruoli tra il personale addetto alla responsabilità dei laboratori (gli assistenti tecnici (personale ATA), e il personale docente (ITP) qualificato alla didattica che del computer ne fa strumento.
Nel frattempo, molti di questi ITP sono stati “trasferiti” sul Sostegno. E tanti si sono arricchiti acquisendo diplomi di laurea, nella speranza di poter accedere al ruolo all’insegnamento delle discipline che tali diplomi consentono, ma che in vero sono rimasti quali titoli valutabili solo ai fini della mobilità, poiché il Governo non si è mai operato per una abilitazione a tal fine considerando gli stessi ITP una figura ibrida che tanto soffrono e combattono sul piano della docenza (usati ad uso e consumo di chi li gestisce (i docenti di teoria), ed in quanto oltremodo docenti di ruolo, non necessitati ad ulteriori passaggi.
Qui il mio smarrimento:
1) Che senso ha parlare di riforma degli istituti professionali con aumento di ore laboratoriali, quando poi appunto chi dovrebbe essere addetto didatticamente allo svolgimento di o su tali ore viene definitivamente escluso, per consentire l’intervento di personale privato, con un maggior flusso di spesa di cassa da parte dell’Erario, quando, appunto, ci sarebbe già il personale qualificato?
2) Perché non riconoscere la qualificata accresciuta mediante attestati di partecipazioni a corsi o acquisizione lauree, impedendo la partecipazione ai concorsi o ai TFA o ai Pas, o ad altri canali preposti per l’accesso all’insegnamento, per il sol fatto che si è di ruolo?
3) Si può parlare ancora di uno Stato di diritto?
4) E soprattutto di uno Stato Democratico?
5) E di Democrazia, quando le sentenze vengono arrogantemente inconsiderate, e tutto ciò che ci viene emendato dal Governo non dà diritto di discussione e protesta civile?
Non ultimo, ancora una volta si resta sbigottiti dalla mobilità 2017/2018 che accantona il 60% dei posti per coloro che saranno immessi in ruolo, successivamente le operazioni di mobilità provinciale, bloccando l’accesso ad un trasferimento per i tanti, troppi, docenti che da 20-30 anni sono ancora in giro tra le provincie di Italia, con tutte le difficoltà del caso, e che ancora una volta si vedono rubare la speranza di riavvicinamento alla provincia ove risiede il focolare domestico. Non esiste più la legge della gavetta, che anche Darwin non ha potuto escludere nel suo studio circa il ciclo evolutivo dell’uomo?
Chi scrive, è un insegnante che, come tanti, deve fare i conti quotidianamente con la storia reale dentro le periferie della Scuola, del territorio ove svolge la sua professione, e delle tante difficoltà feriali, di natura logistica ma soprattutto di costruzione per un Domani migliore per questi ragazzi, tanti, che hanno ali bastanti a fare il salto su quegli orizzonti aperti in spazi di libertà, che noi chiamiamo Futuro, ma che sono così smarriti confusi delusi, e per cui spesso ci viene difficoltoso ma non rinunciabile l’offrire la speranza nel credere comunque al loro diritto di Futuro, a quella bellezza della dignità dell’Uomo.
Avrei tanto da raccontare e tanto da suggerire al Legislatore che non ha assolutamente idea di cosa e del come della SCUOLA. E inventa riforme su riforme che alla Scuola non servono, se non per mogli amici o compagni di merenda, aggravandola di inutili burocrazie e di spesa economica che ritengo davvero mal riposta.
Il Legislatore non ha idea della vita pratica, concreta, fatta del giorno dopo giorno, e di quanto davvero sia utile o inutile allo scopo per il quale la Scuola è stata istituita.
Quando in un Paese la cultura e la assistenza alla cura della salute vengono ridicolarizzate e minimizzate, allora non può esservi FUTURO, per una Società. Non si è in democrazia.
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