La notizia risale a novembre ma solo qualche giorno fa la stampa francese l’ha resa nota: il tribunale amministrativo di Versailles ha condannato il Ministero dell’Educazione Nazionale a risarcire alcune famiglie di Evry ai cui figli la scuola non aveva assicurato in maniera continuativa l’insegnamento di alcune discipline, a causa delle numerose assenze dei docenti. A titolo di indennizzo, il Ministero dovrà pagare alle famiglie tra i 150 e i 450 euro, a seconda delle ore di insegnamento non reso che, pare, varino tra le 50 e le 80 nel corso dell’anno scolastico. E’ una notizia di peso, ma non senza precedenti. Già nel 1988 il Consiglio di Stato aveva condannato l’Amministrazione a una pena pecuniaria per sette ore di insegnamento non prestato, ma la sentenza era passata quasi del tutto inosservata. A distanza di più di 15 anni la giustizia transalpina ribadisce il concetto e lo fa con una sentenza secca: "non garantire l’insegnamento di una disciplina per un lungo periodo di tempo, significa ledere un diritto degli alunni e chiama, dunque, in causa la responsabilità dello Stato."
La sentenza pare non faccia una grinza, poiché esiste una responsabilità oggettiva da parte dell’ente che non riesce a erogare un servizio a cui l’utente ha diritto.
E se anche a qualche famiglia italiana venisse in mente di ricorrere in giudizio per invocare il rispetto del diritto allo studio dei propri figli? Che posizione assumerebbero i nostri giudici nei confronti di un problema dilagante anche in Italia?
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