La notizia del ritrovamento del corpo senza vita di un docente di sostegno, Marcello Toscano, nella scuola media ‘Marino Guarano’ di Melito di Napoli dove insegnava, ha scosso la comunità scolastica locale e nazionale. Mentre si fanno le ipotesi più disparate sulle cause e sul responsabile dell’omicidio arriva una commovente lettera di un collega e caro amico del docente, pubblicata sul profilo Facebook dell’istituto.
Il messaggio è firmato dal professore Raffaele Virgilio. “Marcello era votato al rapporto umano fatto di ascolto e accoglienza verso il disagio sociale laddove si raccolgono valori reali e di riconoscimento per la figura del professore”.
“Come il secco e il chiatto, così ci definì un preside che quando chiamava uno di noi individuava più il duo che il singolo. Depositari di una scuola (la nostra scuola) che si avvia a far spazio a alle giovani leve, sempre più tecnologici e veloci, così come prevede la loro età. Dicevano che eravamo troppo diversi suscitando commenti dei colleghi che tra il serio e l’ironico si meravigliavano della nostra amicizia”.
“Pochi hanno capito che era l’altro di me, avrei voluto essere come lui nell’affrontare con leggerezza le situazioni che mi sembravano difficili. All’ incontro con i carabinieri, martedì notte, l’ufficiale dell’arma mi ha detto che la mia deposizione era importante perché amico del cuore di Marcello. La mia risposta, purtroppo, non è stata soddisfacente perché ho parlato dello sguardo di Marcello, della sua ironia, della sua scaltrezza, del suo essere sornione, della sua leggerezza e soprattutto della sua intelligenza”.
“Chi ci darà la sua risata che si diffondeva nei corridoi? E i suoi abbracci? Ho sempre scorto il sorriso sul volto di Marcello anche nei momenti apparentemente bui, e sarà così anche ora, mentre in televisione parlano di lui lo immagino in quella risata che lo ha sempre contraddistinto, così come lo immagino nel suo stupore per la violenza che gli è stata riservata”.
“Marcello non avrebbe mai voluto che tutto questo si verificasse, soprattutto all’ interno della sua scuola, avamposto di cultura e legalità in un territorio difficile dove in alcuni momenti è più difficile vincere la diffidenza degli adulti che operare per fini educativi. Marcello avrebbe condannato la violenza fatta alla scuola, dove lui stesso è stata vittima, perché lui sapeva che ciò avrebbe potuto spegnere la speranza di tanti ragazzi che varcano la soglia della ‘Marino Guarano’ con la speranza di una vita diversa da quella che gli altri vogliono far credere”.
“A Marcello dico che mi impegnerò, e sono convinto che con me anche gli altri colleghi, ogni giorno in quest’opera di costruzione ‘culturale’ che ci porterà lontano da questi giorni”, ha concluso il docente.
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