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Professoressa colpita dai pallini, per il 67% degli utenti gli studenti meritavano la bocciatura. Il sondaggio SWG

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Si ritorna a parlare del caso della docente di Rovigo colpita da alcuni studenti con una pistola ad aria compressa e ripresa da cellulari. Dopo che gli studenti sono stati promossi con il 9 in condotta, la docente non è stata d’accordo con la decisione, tanto che è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha inviato degli ispettori per fare chiarezza sulla vicenda e così i voti sono stati abbassati, sono spariti i 9 e sono arrivati dei 6 e dei 7.

Secondo il sondaggio realizzato da SWG per TG La7, il 67% degli utenti che hanno partecipato è propenso a bocciare i ragazzi “pistoleri”. Solo il 4% è stato favorevole alla promozione, mentre il 9% non saprebbe cosa fare.

La difesa del ragazzo: “Un singolo episodio rischiava di compromettere tutto”

L’avvocato difensore del ragazzo che ha sparato i pallini, ricorda: “Fin dall’inizio abbiamo sottolineato che si trattava di un episodio circoscritto il ragazzo ha avuto 9 in condotta e la media dell’8. Il suo impegno è stato confermato da tutti gli insegnanti: siamo soddisfatti per lui, non è stato facile, un singolo episodio rischiava di compromettere tutto”.

Sulla questione interviene anche Roberto Natale, provveditore scolastico per Padova e Rovigo. “Non so in maniera effettiva se i ragazzi siano stati bocciati o meno ma sono sicuro che, nel caso, la scelta sia dipesa dalla valutazione del loro rendimento. Infatti, i provvedimenti presi nei loro confronti per il fatto che li ha coinvolti non hanno mai previsto, da parte della scuola, bocciatura o sospensione basate sul voto in comportamento. Si è preferito, invece, intraprendere un percorso educativo interno, facendo svolgere ai ragazzi servizi a favore dell’istituto, seguiti da insegnanti ed educatori”.

La reazione della professoressa

“Il ragazzo che mi ha sparato è andato subito dalla preside. Mi hanno tenuta sempre lontana, non lo sapevo. Nessuno si è offerto di accompagnarmi all’ospedale, il vicepreside mi ha detto di andare a casa. Dopo mi ha chiamato la preside e mi ha detto che c’era il papà del ragazzo che voleva parlarmi. Ho ripreso a insegnare il giorno dopo. Dopo una settimana ho avuto l’obbligo di stare a casa, cosa che mi ha fatto sentire un po’ depressa. La preside non voleva tanto farmi intervenire, ma mi ha escluso. Voleva intervenire come scuola e fare una denuncia come scuola. La questura poi ha chiesto il mio intervento. Sono stata a casa due giorni e poi ho chiesto di tornare in servizio”, ha concluso la docente con amarezza.