Sono due i livelli di intervento per fronteggiare la diffusione della droga nelle scuole in Lombardia: il primo è quello della formazione e dell’educazione alla salute e alla legalità; il secondo è quello repressivo, con l’intervento delle forze dell’ordine. In ogni caso qualche risultato si incomincia a vedere.
A parlare al Corriere della Sera è la preside dell’Itis Castelli che aggiunge: «Cerchiamo di capire cosa succede e di intervenire dove possiamo».
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«I controlli delle forze dell’ordine vengono effettuati su richiesta della scuola, quando ci sono situazioni sospette. Siamo nell’ordine dei due o tre all’anno. Da settembre però non si sono presentate situazioni particolari».
E il preside dell’istituto Lunardi, aggiunge: «Ieri avevamo una pattuglia della Polizia Locale fuori dalla scuola, magari era lì solo per problemi di traffico, però se ci fosse stato altro non sarebbe sfuggito agli agenti. Sono qui da due anni e mezzo e non ho mai dovuto affrontare questioni in questo senso, anche se in passato mi è capitato, in altri istituti trovare genitori contrari ai controlli in classe con i cani antidroga».
«Con la Polizia di Stato e, da quest’anno, anche con i Carabinieri, proponiamo ai ragazzi iniziative di educazione ai corretti stili di vita – evidenzia il preside del Liceo Bagatta di Desenzano – ma, soprattutto, abbiamo attuato un particolare controllo interno con un gruppo di insegnanti, alcuni dei quali appositamente formati, che attuano un’osservazione attenta, ma discreta sulle dinamiche scolastiche, soprattutto all’ingresso e all’uscita dall’istituto e durante gli intervalli».
Negare dunque che giri la droga tra i ragazzi, sarebbe sbagliatissimo, benchè i ragazzi abbiano la assoluta consapevolezza di fare una cosa sbagliata, ma che non abbiano consapevolezza dei pericoli soprattutto fisici che corrono. Quello che si riscontra nelle scuole, concordano nel dire i prof e i dirigenti, è una sorta di abbandono da parte delle famiglie, con genitori sempre meno presenti nella vita dei figli, in un’età burrascosa e con la necessità di interlocutori stabili dal punto di vista affettivo. E il vuoto viene colmato con gli stupefacenti. Che ci sia maggiore disinvoltura nell’avvicinarsi alle droghe è un dato assodato principalmente da chi opera con i giovani e a sostegno dei genitori.
Posto che alla scuola non può essere delegata ogni funzione educativa, il coinvolgimento dei genitori diventa basilare in ogni iniziativa e l’auspicio del direttore dell’Ufficio Scolastico provinciale, scrive Il Corriere della Sera, è quello di arrivare a «un’azione informativa più massiccia, operata non solo con le forze dell’ordine, ma anche con tutti gli enti locali».
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