Invitato nell’ambito delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario di Fondazione, è stato accolto dal prorettore Franco Anelli, dal direttore di sede Mauro Balordi e dal preside della Facoltà di Agraria Lorenzo Morelli
“Fino a poco tempo fa il trasferimento delle conoscenze e delle competenze proveniva dalla famiglia, quindi venivamo cooptati dai nostri maestri. Oggi i sistemi sono più dinamici e questo retaggio del passato è un elemento frenante. Dobbiamo perciò “mescolare il sangue”, cioè confrontarci con chi esprime una cultura diversa, arricchendoci reciprocamente per trasformare le nostre conoscenze. L’Italia solo da poco ha iniziato questo processo che è essenziale per farci divenire cittadini europei” “
“Il recente Nobel all’Auropa è stato assegnato ad un sistema di 27 Paesi dove da sessant’anni non ci sono più guerre. Certo le regole sono rigide, ma nel rispetto della differenza delle persone che vi risiedono. Il nostro sistema di formazione è di qualità, tanto che gli studenti italiani degli “Erasmus” sono sempre tra i migliori. Per questo noi dobbiamo selezionare sulla base di una piattaforma culturale che sia intangibile per il bene del paese. Noi valorizziamo ancora troppo poco la capacità e l’impegno delle persone. Occorre attivare in Italia una cultura della trasparenza, con l’obiettivo di trasmettere la verità. E’ fondamentale il rispetto dei tempi; non farlo determina costi elevati; se chiediamo agli allievi il rispetto delle regole, dobbiamo farlo noi per primi”.
Ed ha raccontato che gli atenei che avevano chiesto una proroga per la programmazione, di fronte alla minaccia di penalità, hanno subito rispettato i tempi previsti. “Questo è un aspetto del nostro Paese che deve cambiare, così come dobbiamo superare l’eccesso normativo, puntando sulla semplificazione, sul buon senso e sul coinvolgimento delle persone. Trovare un giusto equilibrio nella valutazione e nella corrispondente premialità. Non possiamo permetterci, contrariamente a quanto fanno gli altri partner europei, di non recuperare ciò che diamo in Europa per la ricerca; dobbiamo gestire la “cosa pubblica” con lo stesso buon senso e la medesima attenzione con cui amministriamo la nostra famiglia. E’ necessario puntare su una maggior integrazione con l’Europa, non a parole, ma con i fatti, ricordandoci che ora siamo cittadini europei; facciamolo sulla ricerca come sull’economia, avviando un processo culturale che mira alla persona, dando modo ai nostri ragazzi di competere in un mondo che è già cambiato.
Una “lectio magistralis” insomma, accompagnata, al termine, da un prolungato applauso.
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