Profumo dice basta alla scuola gestita ancora all’antico
Scrollarsi di dosso la scuola di una volta, fatta di carte e burocrazia, per fare spazio ad un modello di istruzione finalmente snello ed in grado di recepire i vantaggi derivanti dall’uso delle nuove tecnologie. È questa la linea di indirizzo che il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, vuole cercare di dare al dicastero che guiderà da qui alla prossima primavera.
“Bisogna eliminare quella gestione un po’ antica ancora in atto” nella scuole italiane, ha sottolineato Profumo, durante un convegno svolto il 6 luglio Firenze. “Il nostro Paese – ha continuato il Ministro – deve cominciare a ragionare in modo diverso, ridisegnando il modo di gestire la cosa pubblica utilizzando di più un modello di gestione diverso, dematerializzando e semplificando tutti i processi, utilizzando le tecnologie. Da lì si possono ottenere più risorse da investire sugli studenti“. I quali devono diventare finalmente “la centralità delle nostre scuole”. Insomma, facendo autocritica, per Profumo bisogna avere il coraggio di dire che “noi siamo un Paese che per alcune cose è rimasto ancora all’altro millennio”. Sempre per il ministro dell’Istruzione abbiamo però la possibilità di voltare pagina. Anche nel breve tempo. Qualcosa già è stata fatta. Come “il plico informatico, utilizzato quest’anno per la prima volta per la trasmissione delle prove per l’esame di maturità“.
Per implementare le nuove tecnologie occorrerebbe, tuttavia, realizzare forti investimenti. Quelli che, almeno in questo momento di recessione economica e di razionalizzazione della spesa, il Governo non sembrerebbe intenzionato a realizzare. Non si può pensare di realizzare tutto a costi minimi, proprio come avvenuto con la digitalizzazione delle prove degli esami di Stato. A meno che non intervengano i privati. I quali, però, anche loro hanno non pochi problemi. E che quindi difficilmente accetterebbero di investire su un settore che produce gli effetti positivi del buon operato solo dopo un medio-lungo periodo.
Il responsabile del Miur si è poi soffermato, al termine del suo intervento al convegno, sulle novità in arrivo a proposito del diritto allo studio in ambito universitario. “Abbiamo fatto con le Regioni per la prima volta un grande patto sul diritto allo studio. Abbiamo messo i tre attori allo stesso tavolo: le Regioni, il Ministero e gli studenti. L’accordo è un fatto politico interessante, perché le Regioni compartecipano a questa operazione per il 40% di quanto viene investito dal Miur“. Il Ministro ha concluso sottilineando che “l’operazione ha un obiettivo preciso: quello di creare le condizioni perchè a tutti gli studenti si possa dare l’opportunità di studiare, al di là delle condizioni del reddito e del merito“.