Profumo difende la spending review: non tocca il cuore dell’istruzione

Secondo il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, i sacrifici richiesti alla scuola per far quadrare i conti pubblici, inclusi nel decreto di razionalizzazione delle spese approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri, non modificheranno il quadro sostanziale dell’istruzione e dell’università italiana. Si tratterebbe, secondo Profumo, solamente di aggiustamenti necessari a far meglio funzionare i due comparti formativi. Aggiustamenti che, è bene ricordarlo, riguardano una serie di provvedimenti tra cui la trasformazione forzata in personale Ata di inidonei ed alcune centinaia di Itp, l’utilizzo di alcune migliaia di soprannumerari su classi di concorso affini e la riduzione del contingente di docenti impegnato all’estero.
Nella spending review – ha detto il Ministro rispondendo il 13 luglio ai giornalisti a Palermo, a margine della cerimonia di riapertura della restaurata Sala delle Capriate a Palazzo Steri – una delle attenzioni che abbiamo avuto è stata quella di non toccare il cuore né delle università, né della scuola“.
Profumo è convinto che anche quanto previsto negli ultimi giorni del Governo rientri in quelle modifiche non sempre condivisibili, ma in questo momento necessarie per far fronte ad esigenze prioritarie. “Questo è un impegno forte del governo – ha continuato il responsabile del Miur – . E nello stesso tempo c’è un segnale che stiamo trasmettendo, che è quello che in questi momenti così difficili bisogna guardarsi dentro e gestire la cosa pubblica come si gestirebbe la propria famiglia: il mondo dell’istruzione e dell’università in questo momento sono impegnati su questo fronte. Tutti gli strumenti messi in atto in questi mesi sono destinati a creare un sistema educativo e della ricerca più efficiente ed efficace più capace di competere in Europa“.
Sempre tenendo come riferimento il vecchio Continente, Profumo ha concluso ricordando che “nei giorni scorsi è stato aperto un bando europeo da 10 miliardi e 800 milioni. Il contributo del nostro Paese e di circa 1,5 miliardi. Noi dobbiamo essere capaci di riportare nel nostro Paese queste risorse“.
Alessandro Giuliani

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