Il ministro aveva istituito anche un gruppo di esperti per farsi dire quale poteva essere il modo migliore per consentire l’uscita dei ragazzi da scuola a 18 anni, così come avviene in Europa. E loro la risposta l’avevano data, escludendo l’entrata anticipata a 5 anni, che avrebbe imposto ai ragazzini di terza media una scelta successiva troppo prematura, e puntando tutto all’abbreviazione di un anno delle superiori: 4 anni invece di 5.
Per inciso tuttavia vogliamo dire che in Italia l’Europa è presa ad esempio quando fa comodo, come in questo caso, negli altri, come i salari degli insegnanti che sono i più bassi dell’Ue, l’Europa non si cita.
Ma a parte questo, la materia fu ripresa dal sottosegretario, Marco Rossi Doria, e fu citato pure Luigi Berlinguer, che fui il primo a parlarne durante il suo mandato ministeriale, poi, dopo tante levate di scudi dei sindacati, la questione parve dimenticata.
Ma ecco ora – al termine del proprio mandato – il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo mette nero su bianco e suggerisce una delle priorità per il prossimo Governo, “superare la maggiore durata del corso di studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un anno”.
Nell’”Atto d’indirizzo 2013” appena pubblicato dal ministero si legge, fa notare Il Sole 24 Ore, che le risorse così liberate potranno essere destinate per il miglioramento della qualità e della quantità dell’offerta formativa, ampliando anche i servizi di istruzione e formazione”.
Ma il ministro Profumo indica poi, tra le altre priorità, quella di “completare l’attuazione del sistema nazionale di valutazione”, e quella di “potenziare l’istruzione tecnico-professionale sino a livello post secondario per il rilancio della cultura tecnica e scientifica, l’occupazione dei giovani e lo sviluppo del territorio”.
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