Profumo pensa alla settimana corta. Ma la “base” che dice?

Nel nostro futuro c’è una scuola a cinque giorni, in cui i ragazzi vivano di più”. A dirlo è stato sul finire del 2011 il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. La notizia non ha avuto il rilievo che merita, probabilmente perché a coprire la scena mediatica sono stati altri temi di maggiore attualità (come il ritorno dei concorsi e la gestione delle graduatorie dei precari) toccati dallo stesso Profumo.
L’idea del Ministro, peraltro non nuova per chi gestisce il dicastero di viale Trastevere, merita però un approfondimento. Prima di tutto perché con le riforme dei vari cicli scolastici, in particolare delle superiori, il numero di ore settimanali si è assottigliato ed equiparato: tranne alcun corsi particolari, sono 32 le ore complessive di offerta formativa. In tal caso sarebbero chiamati a rimanere a scuola tre giorni a settimana per 6 ore e i due giorni rimanenti per 7. Oppure si potrebbero fermare due pomeriggi (ad esempio dalle 15 alle 17) e così alleggerire il “carico” degli altri tre giorni. Ogni istituto dovrebbe quindi escogitare la soluzione più congeniale. Per quelli con particolari esigenze (ad esempio legate ai mezzi di trasporto e quindi al pendolarismo studentesco) rimane poi ancora attuabile la possibilità di realizzare unità orarie ridotte (da 50 o 55 minuti).
Ma quali sarebbero i vantaggi della scuola aperta dal lunedì al venerdì? Per quanto riguarda le spese per il funzionamento scolastico il ritorno sarebbe minino, visto che le ore della gestione del sabato sarebbero comunque “spalmate” sul primo pomeriggio degli altri giorni. Indirettamente, però, se ne potrebbe avvantaggiare l’economia nazionale: le famiglie, infatti, avrebbero l’opportunità di poter organizzare molti più week end fuori casa. Naturalmente viaggiando, prenotando mezzi di trasporto, alberghi e partecipando ad avvenimenti da cui oggi spesso sono tagliati fuori per il poco tempo a disposizione.
Secondo il ministro Profumo c’è poi anche una motivazione generazionale che indice a puntare sul sabato libero: oggi i ragazzi sono portati a spendere sui banchi sempre “meno tempo, perché loro proseguono a fare attività fuori dalle aule, sul web”. Un punto, quest’ultimo, su cui anche il suo predecessore, Mariastella Gelmini, si era soffermato più volte. Teoricamente, quindi, tutto sembra indurre a pensare che l’uscita di Profumo sulla settimana corta sia azzeccata. Anche perché, è bene ricordare che già oggi la grande maggioranza delle scuole d’infanzia e primaria già applicano questo modello.
La novità, allora, sarebbe quella di applicare il nuovo modello ad una discreta fetta di istituti di scuola secondaria, soprattutto il licei, dove la ripartizione su sei giorni appare invece più conciliabile con lo sviluppo di lezioni dai contenuti più complessi e difficili da apprendere se troppo concentrati. Prima di prendere la decisione finale riteniamo che sarebbe però opportuno che il Miur ascoltasse la “base”: per capire se effettivamente la concentrazione delle lezioni su cinque giorni sia praticabile indistintamente da tutti. In caso contrario, anche se il 10 per cento delle scuole dovesse opporsi per motivazioni didattiche oppure inconciliabili con l’organizzazione del territorio, allora sarebbe meglio lasciare le cose come stanno. Con ogni istituto che delibera la soluzione migliore.
Alessandro Giuliani

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