“Credo che oggi nella scuola i nostri ragazzi – ha dichiarato il ministro – imparino solo una parte delle loro competenze. Molti input arrivano da altre sorgenti. Se quei 15 giorni di pausa (proposti dai dalla Fcpe, la principale associazione di genitori francesi, e dall’Institut coopératif de l’école moderne) fossero utilizzati per rafforzare altri canali, perché no? Meno compiti di tipo tradizionale, ma si possono dare stimoli agli studenti senza che questi siano formalmente compiti”.
Una associazione di dirigenti scolastici, nel commentare le dichiarazioni di Profumo, ha però fatto rilevare che si devono tenere in considerazione delle differenze per età e tipo di istruzione, anche perché la scelta del modello “full time”, studiare cioè a scuola dopo le lezioni curricolari, non può non tener conto di rilasciare maggiori fondi alle istituzioni scolastiche.
Secondo questi dirigenti “passando dalla scuola primaria agli ultimi anni della secondaria il discorso cambia e se per i più piccoli l’apprendimento si può esaurire nell’ambito della mura scolastiche, per i più grandi questo è difficilmente perseguibile. Ci sono indirizzi che richiedono uno studio personale di riflessione – hanno spiegato all’ANSA – mentre altri tipi di istruzione superiore hanno invece una prevalente vocazione laboratoriale”.
Il riferimento è agli studi di tipo umanistico per i quali ad esempio la “fase di lettura è inevitabile”, mentre per esempio per l’alberghiero l’apprendimento si svolge in prevalenza nei laboratori della scuola”.
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