A pesare notevolmente l’ultimo diktat del segretario del Pd, Bersani: questa legge contro la scuola non la voteremo. Un messaggio chiaro e senza ambiguità che avrebbe messo il ministro nelle condizioni di non avere altra via di uscita se non quella di abbandonare la proposta di mettere sulle spalle dei docenti “sei ore in più a parità di salario”.
In difficoltà il ministro e in difficoltà il Governo, messo pure davanti alle proteste rabbiose, indignate e pronte dei docenti raccolte senza indugio dai sindacati che su questo fronte hanno pure trovato l’unità.
“Così il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo”, scrive Repubblica,”al suo staff ha detto: «Sulle sei ore fermiamoci, siamo troppo vicini alla campagna elettorale. I 183 milioni da tagliare cerchiamoli nelle singole voci di spesa, non c’è tempo per fare grandi riforme».
Con l’arresto della riforma dell’orario
a scuola si ferma anche il risiko delle cattedre che avrebbe espulso dall’insegnamento 6.400 precari (fonti Pd) o 30 mila (fonti sindacali)“.
E il ministro Profumo ora fa sapere: «Spero che le mie indicazioni servano a rimettere la scuola al centro dell’agenda del paese coniugando tradizione e modernità e agganciandosi alle migliori esperienze sperimentate in Italia e in Europa».
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