Dopo il rientro dal periodo di aspettativa, il maestro Giampiero Monaca, docente di scuola primaria nell’astigiano, torna far parlare di sé. A inizio anno scolastico il maestro era stato trasferito da Serravalle, provincia di Asti, dove aveva portato il suo progetto “Bimbisvegli’, alla primaria Rio Crosio. Dal 1 settembre scorso alla direzione del V Circolo, dove Monaca prestava servizio, non c’è più Graziella Ventimiglia, che ha preso servizio all’Ufficio Scolastico Territoriale di Alessandria, e la scuola è stata data in reggenza al dirigente scolastico dell’istituto Artom di Asti, Franco Calcagno. È la fine del progetto, che il maestro ha portato a Serravalle, suscitando in primo luogo l’approvazione delle famiglie, tanto da far segnare un aumento importante di iscritti? Il trasferimento alla sede Rio Crosio lo pone in una situazione tale, da non consentirgli di poter costruire buoni rapporti di reciproco rispetto e valorizzazione con le loro famiglie,dopo che gli è stato rifiutato, come da sua richiesta, di rientrare trasversalmente su tutte le classi di Serravalle. Per questo Monaca ha scelto di disobbedire alla proposta fatta e non accettarla.
Abbiamo chiesto ai protagonisti di questa vicenda, il maestro Monaca e il dirigente scolastico Calcagno, di raccontarci la vicenda.
Intervista
Giampiero Monaca
Quali sono secondo lei le ragioni degli ostacoli che il progetto Bimbisvegli sta incontrando?
Ci terrei a sottolineare che il progetto sin dalla sua nascita è stato sempre perfettamente in linea con le indicazioni ministeriali; i principali ostacoli sono nati da parte di quelle docenti che ne hanno travisato obiettivi e caratteristiche. Mi permetto di dire che Bimbisvegli è stato osteggiato da chi non riesce ad andare oltre una didattica che mette al centro
quadernoni, libri di testo. Il progetto è ricco di riferimenti pedagogici e di questi non se ne è tenuto proprio conto, almeno all’interno dell’istituto di Serravalle dove lo avevo iniziato e proposto. Continuo a pensare che Bimbisvegli è stato rifiutato senza motivazione, anche considerandone la parte politica e sociale. La mia è la visione del maestro come artigiano nella bottega, che scardina le leve, che porta però una nota dissonante: forse Bimbisvegli fa paura, è invece un’esperienza sociale, cooperativistica, che va contro lo status quo.
Quali sono le sue prossime azioni?
Mi muoverò per interessare il Ministero, facendo domande: la scuola pubblica italiana è quella delle indicazioni nazionali, a cui mi ispiro e sulle quali si basa Bimbisvegli, o è quella in cui le priorità sono le discussioni, spesso a vuoto, sulle visite di istruzione, sulla scelta di uno l’altro libro di testo. Vorrei anche chiedere se gli insegnanti sono consapevoli delle scelte didattiche che fanno, qual è la loro ispirazione pedagogica.
Franco Calcagno
Il progetto BimbiSvegli, ideato dal maestro Monaca, attualmente in servizio in una delle sedi del comprensivo, andrà avanti?
L’approccio didattico definito “Bimbisvegli” applicato dal maestro Giampiero Monaca rientra, allo stato attuale, in una metodologia di insegnamento che appartiene alla libertà di ciascun docente, in questo caso alla sua. Le modalità di coinvolgimento dei colleghi nell’operato scolastico è fondamentale per tre motivi:-Lavorare da soli oltre ad essere molto faticoso, non consente di avere l’adeguata pregnanza di significato nei bambini -La frammentazione di proposte all’interno del team sia a livello contenutistico che a livello di metodo non permette di percepire l’unitarietà di intenti e di regole, di individuazione di priorità che i bambini hanno bisogno di avvertire dalle figure di riferimento con le quali spesso condividono fino a 8 ore al giorno. -Le esperienze condivise si rinforzano, soddisfano le esigenze dei bimbi con maggior positività.
In che modo si potrà valorizzare l’impatto educativo delle idee di Monaca nel comprensivo di cui lei è reggente?
L’impatto educativo che questo approccio ha avuto e potrebbe avere sui bambini, rimane da appurare in modo oggettivamente definito e non soggettivamente percepito: l’approccio non è mai rientrato in un gruppo di sperimentazione ufficiale che permetta , una volta definiti i prerequisiti necessari, di effettuare un percorso con un gruppo di confronto/controllo, per esempio in modo da appurare l’eventuale efficacia di azione e la ricaduta sugli alunni e non si parla soltanto di apprendimenti, ma anche si competenze trasversali che servono ai bambini per crescere ed essere ben inseriti in un contesto sociale, favorendo e apportando benessere psicofisico. È accaduto nella modalità di diffusione di questo approccio, che per alcuni motivi sovra esposti non ha avuto il beneplacito del Collegio Docenti dell’istituto, un percorso inverso, che ha visto prima la diffusione dell’efficacia senza però prevederne una modalità effettiva, sperimentale di rilevazione. Il grado di piacimento dei bambini nel frequentare la scuola è sicuramente il primo obiettivo da raggiungere per intraprendere un compito educativo ma è necessario poi strutturare un apparato di contenuti e regole che favoriscano l’acquisizione di competenze di vita che rimangano e siano riscontrabili non solo nell’immediato ma anche sulla lunga distanza temporale, nell’ottica della formazione di cittadini responsabili e consapevoli di una cittadinanza attiva.