Ormai la questione del Programma Annuale 2010 sta assumendo di giorno in giorno dimensioni impreviste e imprevedibili.
Mancano solamente 15 giorni al termine ultimo per l’approvazione del documento di programmazione e dal Ministero non è ancora arrivato nessun chiarimento rispetto ai molteplici dubbi sollevati da dirigenti, dsga e presidenti dei consigli di istituto.
E così la protesta dilaga un po’ dovunque.
In provincia di Genova i dirigenti scolastici hanno deciso addirittura di dichiarare il fallimento finanziario delle scuole statali; nei giorni scorsi il consiglio provinciale del capoluogo ligure ha votato un ordine del giorno con il quale si chiede al Ministro di intervenire con urgenza (e la situazione è talmente grave e insostenibile che persino l’opposizione di centro-destra non se l’è sentita di votare contro e si è limitata all’astensione).
A Bologna i presidenti dei consigli di istituto hanno scritto ai dirigenti scolastici annunciando di essere pronti a non approvare il Programma Annuale se esso dovesse essere redatto secondo le disposizioni impartite dal Ministero con la nota del 14 dicembre scorso con la quale si tenta in pratica di congelare, se non addirittura azzerare, i crediti che le scuole vantano nei confronti dello Stato.
La Flc-Cgil, per parte sua, ha deciso di impugnare questo provvedimento di fronte al Tar Lazio, decisione che potrebbe aprire scenari davvero imprevedibili: se il Tar dovesse accogliere la richiesta del sindacato di Mimmo Pantaleo, il Ministero dell’Istruzione non avrebbe molte possibilità se non quella di chiedere al Ministero di Giulio Tremonti di stanziare con urgenza qualche decina di milioni per le spese di funzionamento delle scuole.
Ma a quel punto Tremonti potrebbe rispondere con un vero e proprio blitz: un decreto legge che imponga alle scuole di utilizzare tutto l’avanzo di amministrazione comunque disponibile (anche se derivante da finanziamenti provenienti dagli Enti locali, dalle famiglie o da altri soggetti privati) per risanare i bilanci.
D’altronde già ora sono in molti a temere che i contributi delle famiglie possano essere utilizzati per coprire debiti e spese di supplenze anziché per garantire un adeguato ampliamento dell’offerta formativa.
Gli stessi presidenti dei consigli di istituto bolognesi hanno diffidato i dirigenti scolastici dall’usare tali contributi per coprire le spese per le supplenze o quello per il funzionamento degli uffici.
E intanto in molte scuola si sta già ponendo il problema delle supplenze: la scarsità di risorse sta costringendo i dirigenti scolastici a “centellinare” le nomine; ci sono per esempio scuole che nel mese di gennaio hanno già speso almeno 10mila euro avendo a disposizione per l’intero 2010 solamente 50/60 mila euro: andando avanti di questo passo, a settembre non ci sarà più nemmeno un euro.
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